Le feste durante il lockdown, il respingimento di tutte le accuse. Una multa, le scuse. Il Partygate che ha coinvolto Boris Johnson si conclude così. La storia riguarda gli incontri tenutisi durante la parte più dura della pandemia, fra il 2020 e il 2021. Mentre i sudditi di Sua Maestà erano chiusi nelle loro case, a Downing Street si portava avanti il governo a suon di feste. Ed inviti ufficiali a portarsi da casa qualcosa da bere, in modo da non diffondere il contagio.

Partygate, Johnson paga la multa e chiede scusa

Il Primo ministro britannico, dopo aver pagato la multa ha presentato – nuovamente – le sue più sincere scuse al Paese: “Comprendo la collera di tanti – dice il Premier in un video – poiché io sono venuto meno all’osservanza di regole introdotte dallo stesso governo che guido per proteggere la salute pubblica”, ribadendo che “l’opinione pubblica britannica ha diritto di aspettarsi di meglio”. Molti fra i suoi avversari politici, ma anche all’interno dei Conservatori che lo sostengono, tornano a chiederne le dimissioni. Johnson, nonostante il Partygate, non ha alcuna intenzione di dimettersi. Lui stesso, nel messaggio di scuse, sottolinea di voler continuare a perseguire le promesse politiche e “attuare gli impegni prioritari verso popolo britannico con umiltà”: fra questi “far fallire Putin in Ucraina” e “alleggerire il peso sulle famiglie” causato dal rincaro dell’energia.

Sarebbero 50 le persone multate per il Partygate

Secondo i media oltremanica, sarebbero 50 le persone cui è stata comminata una multa per aver partecipato alle feste tenutesi al numero 10 e al numero 11 di Downing Street (rispettivamente l’ufficio e la residenza del Primo ministro, ndr). Fra di loro anche il cancelliere dello scacchiere (il titolo con cui è identificato il ministro del Tesoro), Rishi Sunak. Secondo quanto emerge dalle dichiarazioni dello stesso Johnson l’evento incriminato e che ha portato alle multe sarebbe stato quello organizzato per il compleanno del Primo Ministro, il 19 giugno 2020.