Luigi Di Maio, in un’intervista rilasciata alla Bild, è tornato sulla questione del ruolo italiano come garante di neautralità:

“L’Italia è disponibile a contribuire agli sforzi negoziali in atto, nel ruolo di garante in possibili soluzioni di neutralità per l’Ucraina e offrendo la propria esperienza in tema di modelli di tutela delle minoranze”.

Il ministro degli esteri ha aggiunto che l’aggressione russa contro l’Ucraina “impone la massima compattezza europea, sottolineando:

“La definizione di un nuovo quadro di regole è resa ancora più necessaria dall’accresciuta necessità di investimenti per i beni pubblici europei strategici e per l’accelerazione della transizione energetica”.

Roma garante: cosa aveva detto Mario Draghi

Già qualche giorno intanto, Mario Draghi sta lavorando per allentare la tensione all’interno del governo causata dalla discussione innescata dall’aumento delle spese militari. Il premier ha confermato gli impegni assunti con la Nato e ha fissato al 2028 il traguardo dell’aumento delle spese militari al 2% del Pil. Le sue parole:

“Dal 2018 al 2021 gli investimenti per le spese nel bilancio della difesa sono aumentate tra il 17 e il 26%. L’impegno dell’Italia è confermare quel che è stato fatto precedentemente, confermare i nostri impegni con la Nato”.

Secondo il premier, in ogni caso, sulle spese militari serve un coordinamento a livello Ue.

“Costruire una difesa europea è fondamentale per costruire un’unione politica. La costruzione della difesa europea è il passo più importante perché comporta accettare di avere una politica estera comune. Significa che tutti noi saremo alleati per sempre in futuro e questo sarebbe l’obiettivo più grande mai raggiunto”.

Allo stesso tempo, Draghi sta anche cercando di imporre l’Italia come un attore cruciale nel tentativo internazionale di fermare la guerra in Ucraina.

“La cosa positiva è che l’Italia è richiesta come garante sia dall’Ucraina sia dalla Russia”, ha rivelato, spiegando che per definire il contenuto esatto di queste garanzie bisogna aspettare l’esito dei negoziati, il tipo di neutralità di Kiev e “lo status” dei territori contesi.”

Il presidente del Consiglio ha anche parlato della telefonata che ha avuto con Putin mercoledì sera, spiegando che secondo il presidente russo “i tempi non sono maturi” per un incontro con il suo omologo ucraino, ma che ci sono piccoli passi avanti sui negoziati.

“Ho chiamato Putin per parlare di pace e per chiedere un cessate il fuoco, anche breve. Le condizioni non sono mature ma è stato aperto il corridoio umanitario di Mariupol. La disponibilità di Zelensky è sempre stata totale ad arrivare alla pace, il problema è trovare le condizioni perché anche la Russia vuole la pace. Finora i fatti dicono che non c’è stato questo desiderio: finora è stata solo la difesa dell’Ucraina che ha rallentato l’invasione e che forse oggi porta a un processo di pace”.

Draghi ha parlato anche di un cambio di atteggiamento di Vladimir Putin da quando è iniziata la guerra:

“Credo di aver notato un cambiamento, ma sono cauto nell’interpretazione” di questi “segni perché la situazione è in evoluzione”.