Arriva nuova Musica, ad interpretarla è un grande protagonista della canzone italiana : Enrico Ruggeri.
Ospite ai microfoni di Bootleg su Radio Cusano Campus, ha raccontato l’uscita del suo nuovo album “La Rivoluzione”.

“è stato un album particolarmente curato – dice Ruggeri – che esce a 3 anni di distanza da quello precedente. Abbiamo passato tanto tempo con la band, a riaprire e rivedere le tracce.
C’è tantissima rivoluzione musicale all’interno. Ho anche pubblicato un decalogo di come secondo me dovrebbe essere affrontato il lavoro artistico. Posso affermare orgogliosamente che è un disco suonato in maniera classica, e non industrialmente, com’è fatta la musica al giorno d’oggi. Noi siamo sempre alla ricerca del suono perfetto.
Abbiamo parlato tanto insieme alla band, cercando di capire per ognuno di noi, quale fosse l’obbiettivo musicale che volevamo portare a termine. Successivamente lo abbiamo suonato tanto prima di entrare in sala prove. Ed è proprio questo oggi la vera rivoluzione.
Io sono convinto che ogni musicista deve avere un proprio stile che lo renda riconoscibile. Inorridisco quando sento un suono in radio, e quando passa il brano successivo sento lo stesso suono. Vuol dire che il gruppo di lavoro è lo stesso, e diventa più importante del cantante che interpreta il brano.”

Parlando ancora di suoni e facendo un paragone tra vecchia e nuova musica, Ruggeri sottolinea l’importanza del lavoro in studio, che va affrontato con i musicisti che prendono parte al progetto :
“Nelle nuove generazioni manca la voglia di suonare assieme. Spesso la musica è semplicemente una rivalsa sociale, per fare soldi e diventare famosi. Purtroppo si finisce tutti nello stesso calderone con questi social, e non si distingue più chi sei tra influencer, calciatore o musicista. Chi ha più “fortuna” esce fuori.”

C’è tempo anche per ricordare l’esperienza di Sanremo

“Sanremo è lo specchio della società. Oggi chi lo organizza fa bene a sfruttare chi è sicuro che porterà visibilità in tv, ma anche e soprattutto sui social. Oggi l’esibizione sul palco è più un intermezzo tra interviste, incontri, feste e strette di mano. L’approccio alla musica è assolutamente diverso. Se tra 40 anni le canzoni di oggi, diventeranno parte del patrimonio culturale del paese, avranno ragione loro. Per ora mi sento ancora di non essere troppo contento”

Nella traccia intitolata “che ne sarà di noi” Ruggeri duetta  con Bianconi, che ha collaborato alla stesura del pezzo.
“Ci siamo conosciuti a Musicultura, e mi ha colpito la sua intelligenza. Ha saputo cogliere l’anima della mia città, pur non essendo milanese. Non è una cosa che capita spesso, anzi, possiamo dire che non capita mai. Lui invece è riuscito subito a cogliere l’essenza di tutto quello che io penso sostanzialmente da sempre. Mentre stavo ultimando il brano, mi è venuto in mente lui, e fortunatamente ha accettato di collaborare con me per questo brano.”

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Il singolo che lancia l’album si intitola “la fine del mondo” che è il pezzo che più rappresenta lo stile di Enrico Ruggeri. Un brano potente e molto profondo, aperto da una linea di basso forte che rimanda a tutta la carriera dell’artista. E’ un brano che ha una storia particolare:
è una canzone che abbiamo rischiato di buttare – dice Ruggeri – perchè non riuscivamo a trovare un’apertura che legasse con tutto il resto del pezzo. Ad un certo punto il bassista ha avuto in mente di attaccare il distorsore direttamente al basso invece che alla chitarra, e da lì abbiamo elaborato il suono del basso e intorno abbiamo creato la melodia.”

La sua voce, piaccia o no, è sicuramente il tratto distintivo che ha caratterizzato tutta la sua carriera, che dura da oltre trent’anni. Con un’esperienza così importante alle spalle i nostri Luca Rossi e Leslie Fadlon hanno domandato all’artista cosa si sente di consigliare ad un cantante emergente:
“la personalità oggi è tutto. Essere riconoscibili e non preoccuparsi del mercato. Non cominciare questo tipo di carriera per raggiungere un riscatto sociale, altrimenti tanto vale investire i proprio risparmi nella lotteria.
La passione deve essere l’unico e solo motore, tutto il resto non conta.”