27 marzo, giornata mondiale del teatro. Dalla fine dello scorso anno si parla di riapertura e di allentamento delle restrizioni governative anti-contagio, ma la ripresa effettiva è ancora lontana o forse deve essere del tutto riconsiderata.

Il 27 marzo, giornata mondiale del teatro. Lo stato del settore

Per questo motivo quest’anno, il sessantesimo in cui si celebra una giornata mondiale dedicata alle arti sceniche, assume un significato inevitabilmente diverso, una “rivitalizzazione delle menti, dei sensi e dell’immaginazione”, come scrive il regista americano di Teatro e d’Opera Peter Sellars, a cui è stato affidato il messaggio tradotto in tutte le lingue che ogni edizione caratterizza dal 1962 questa giornata, istituita dall’International Theatre Institute e da all’UNESCO.

Pochi spettatori, molto giovani

Il teatro è ancora oggi, dopo due anni, una tra le forme di partecipazione culturale che hanno subito il calo maggiore rispetto al 2019, secondo l’Istat. Per quasi l’84 per cento degli spettatori si registra un’affluenza che non oltrepassa le tre volte nell’anno, contro un 6 per cento circa di chi vi si reca sette volte o più.

E invece la quota di spettatori teatrali attualmente in Italia decresce con l’aumentare dell’età, È soprattutto tra i bambini e i ragazzi fino ai 19 anni che si registrano le quote più elevate di spettatori mentre la cifra rallenta in particolar modo tra gli adulti.

Lo stato occupazionale

Siamo così certi di ciò che stiamo guardando e del modo in cui lo guardiamo che non siamo in grado di vedere e sentire realtà alternative, nuove possibilità, approcci, dice Sellars, relazioni invisibili e connessioni senza tempo.

Ma la responsabilità non cade soltanto sugli spettatori: lo stato occupazionale del settore dello spettacolo (cinema, teatro, televisione, musica) ha visto il suo capitale umano diminuire di 70mila lavoratori passando dai 331.500 del 2019 a poco meno di 262mila nel 2020, almeno secondo l’indagine del coordinamento statistico dell’Inps, pubblicata a maggio 2021. E non è soltanto la pandemia a falciare questi numeri. Lo spiega Sabina Di Marco, segretaria del sindacato dei lavoratori della comunicazione della Cgil che il problema alla base «è il contratto collettivo nazionale e la sua mancata applicazione diffusa.

Al momento, però, non sono disponibili dati che quantifichino il numero esatto di infrazioni e inadempienze».

E se è vero, come conclude Sellars che questo lavoro non può essere fatto da persone isolate che lavorano da sole, il teatro è l’invito a farlo insieme.