Piano emergenza nucleare. Il Governo aggiorna dopo dodici anni il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, che “individua e disciplina le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati ‘oltre frontiera”, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in paesi extraeuropei”.

Piano emergenza nucleare: cosa succede in caso di incidente

Il conflitto in Ucraina ha fatto riemergere la paura di incidenti alle centrali nucleari. E così il Governo ha deciso di accelerare sull’adozione del Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari previsto dal decreto legislativo 101/2020.

Solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la Protezione Civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica per l’intera popolazione“, chiarisce l’Istituto superiore di sanità.

La iodioprofilassi

La somministrazione di iodio fa parte della strategia per ridurre gli effetti negativi sulla salute delle persone esposte a radiazioni. Il Ministro della Salute può decidere l’attivazione delle procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate.

L’esposizione può avvenire in modo diretto (inalazione da aria contaminata, irraggiamento diretto da suolo e da nube), a seguito del passaggio della nube radioattiva o in modo indiretto, per inalazione da ri-sospensione o ingestione di alimenti e bevande contaminati.

Secondo il Piano, “il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile è meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l’inizio previsto dell’esposizione. Somministrare lo iodio stabile dopo le 24 ore successive all’esposizione può causare più danni che benefici.

La misura della iodoprofilassi è prevista per le classi di età 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento“.

Anche le Regioni in movimento

Anche le Regioni si stanno muovendo ed il Friuli Venezia Giulia ha avviato una ricognizione sulle farmacie per quantificare le scorte di iodio stabile presenti sul territorio. «Non c’è – sottolinea il vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardinessun allarme, facciamo questo atto di ricognizione che è un atto di corretta amministrazione per capire quali sono gli strumenti, in particolare lo iodio, che sono presenti in Regione».