Non bastava sentirsi dire dalla Pubblica Amministrazione e dal Ministero dell’Università che i servizi erogati dalle telematiche non possano essere usufruiti dai dipendenti pubblici; non bastava nemmeno ignorare le vere esigenze degli studenti iscritti ai corsi telematici e inserire negli Atenei telematici 5000 professori in più, strapagati senza che abbiano, in alcuni casi, niente da fare. Non bastava aver diviso i Corsi di Laurea italiani in gruppi denominati A, B, C, D, e aver detto alle telematiche che i loro professori sono di serie b perché, per alcuni corsi di laurea, le telematiche dovranno essere tutorate dalla università tradizionali in presenza.

L’ultima offesa, fatta ai cittadini italiani attraverso il sistema universitario e la politica italiana, arriva dal Disegno di Legge, proposta sicuramente interessante e seria, che permetterebbe a tutti i cittadini italiani, come già avviene per tutti i cittadini europei, di frequentare in contemporanea due corsi di laurea oppure un corso di laurea e un master di specializzazione.

Notizia delle notizie, a questo Disegno di Legge recante la ‘Facoltà di iscrizione contemporanea a due
corsi di istruzione universitaria’, si aggiunge l’emendamento proposto
, nell’esame della Commissione Cultura del Senato il 15 febbraio scorso, dalla Senatrice Granato – Gruppo misto – che escluderebbe le università telematiche dalla possibilità della doppia iscrizione contemporanea a corsi di laurea, master universitari, ecc.

La ‘Proposta di modifica n. 1.6 al DDL n. 2415’ cita testualmente:

1.6
Granato
Al comma 4, aggiungere, in fine, le seguenti parole: “, con esclusione degli istituti telematici”.

Dunque, il cittadino italiano non potrà frequentare in contemporanea due corsi di laurea presso un Istituto telematico, ma potrà frequentare due corsi di laurea in presenza.

Le telematiche sono odiate a tal punto che qualcuno si spinge a dire che un cittadino possa frequentare due corsi in presenza – per assurdità uno a Milano e uno a Palermo – ma non due corsi presso una Università telematica che possono essere erogati ovunque, in modalità sincrona e asincrona, quindi con lezioni registrate o trasmesse in video conferenza, con ricevimenti pianificati con tutor e professori da qualsiasi parte del mondo.

L’assurdità più grande è che nessuno si rende conto che, in questo modo e con questi pregiudizi, l’Italia non solo resterà indietro, ma si butteranno a mare 20 anni di ricerca scientifica, di didattica eccellente e di professori prepararti a lavorare nel futuro.

Un urlo di aiuto disperato viene fatto al Presidente del Consiglio, Mario Draghi: qualcuno la vuole guardare questa situazione? O continuiamo a far ridere tutto il mondo?

Stefano Bandecchi
Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Università Niccolò Cusano