Un mese dopo lo sversamento in mare di 10.000 barili di petrolio da una raffineria della Repsol, le autorità ambientali del Perù continuano a trovare uccelli marini morti nelle aree colpite dal disastro, anche se l’azienda spagnolo sostiene che ci sia stato un significativo progresso negli sforzi di pulizia.

Perù, il petrolio della Repsol in mare miete ancora vittime

I filmati registrati di domenica scorsa hanno mostrato uccelli completamente coperti di petrolio che venivano tirati fuori dall’acqua che circonda gli isolotti del Grupo de Pescadores, una riserva naturale protetta. I funzionari del Servizio nazionale peruviano delle aree naturali protette (SERNANP) hanno detto di aver recuperato circa 200 uccelli morti da quando, a metà gennaio, è avvenuta la fuoriuscita e si aspettano di trovarne altri.

“Questo evento è catastrofico per la comunità degli uccelli della zona, per esempio l’isolotto Pescadores è un importante luogo di riproduzione per gli uccelli ed è stato direttamente colpito dalla fuoriuscita. Ogni giorno troviamo circa 10 esemplari morti”, ha detto alla Reuters lo specialista del monitoraggio della biodiversità del SERNANP, Roberto Gutierrez.

Ambiente e fauna selvatica del Perù a rischio per la fuoriuscita del petrolio in mare

La settimana scorsa, il SERNANP ha annunciato i risultati di una rapida registrazione della fauna della zona. Hanno contato 136.063 cormorani di Guanay, 43.126 uccelli boobies e una colonia di pinguini di Humboldt con 207 individui. Tutti loro sono in pericolo permanente a causa della fuoriuscita.  Nel frattempo la Repsol ha detto che il lavoro di pulizia, sia a terra che in mare, è già avanzato del 43%. Secondo il portavoce della compagnia petrolifera spagnola Luis Vasquez  “Rimangono solo piccole macchie di petrolio, ma sono già state identificate e sono già in fase di pulizia”. La fuoriuscita del 15 gennaio di oltre 10.000 barili di petrolio nell’Oceano Pacifico è avvenuta a nord di Lima nella raffineria La Pampilla, la più grande del paese.

Il disastro in concomitanza con l’eruzione del vulcano a Tonga. Si indaga sulla correlazione

Il Perù ha definito lo sversamento del petrolio in mare il peggior disastro ambientale nella memoria recente, dichiarando lo stato di emergenza per tre mesi,  e i procuratori hanno vietato a quattro dirigenti dell’azienda di lasciare il paese per 18 mesi. Repsol ha dato la colpa della fuoriuscita alle onde insolite causate dall’eruzione vulcanica avvenuta a Tonga, a migliaia di chilometri di distanza, ma la causa esatta rimane sotto inchiesta. Intanto il 5 febbraio scorso l’ispettore ambientale del Perù ha autorizzato la ripresa temporanea delle operazioni della raffineria.