Covid ci lascia in eredità macerie, riorganizzare territorio e riformare sistema ospedali.

Post Covid: la situazione attuale

In queste settimane, il comitato tecnico scientifico per la gestione pandemica  sta ribadendo quanto siamo finalmente in una fase che appare essere diversa da quella dei mesi precedenti, con l’avviso di tenere i piedi per terra e avere ancora massima prudenza, ribadisce che per la prima volta, dopo molte settimane, guardiamo con maggiore fiducia a numeri che stanno finalmente migliorando nella lotta al Covid.

Le macerie post covid: riorganizzare territorio e riformare sistema ospedali

Il superamento della curva è chiaramente un messaggio positivo che stiamo vedendo, soprattutto sulla scia della campagna vaccinale che è andata bene e ci ha permesso di approdare a una situazione favorevole.

È altrettanto vero, però, che il Covid ci lascia in eredità macerie ancora più voluminose rispetto al passato. “Se prima c’era una situazione di liste d’attesa, di malati cronici non seguiti in maniera corretta poiché l’offerta era inferiore rispetto alla domanda, dopo il Covid-19 tutto questo si è amplificato”. Lo ha dichiarato il Presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, illustrando la situazione dei malati cronici che non sono stati più curati ed assistiti  e hanno peggiorato le proprie condizioni di salute e purtroppo alcuni in maniera anche definitiva perché non c’è stata una corretta organizzazione sul territorio.

La riorganizzazione del territorio

Secondo il numero uno dell’Omceo della Capitale “il futuro sarà innanzitutto legato al Decreto 71, che si sofferma sulla riorganizzazione del territorio. E altrettanto andrà fatto per il Decreto 70, perché anche l’ospedale deve essere riformato. Ma la riforma non deve avvenire in compartimenti stagni, considerando che ospedale e territorio devono essere un tutt’uno, perché la sanità è un’unica entità, chiaramente con competenze differenti: pazienti che hanno necessità del ricovero e pazienti che, invece, non hanno il bisogno di essere ricoverati per essere poi seguiti”.

Il Pnrr: assunzione impiego di risorse economiche su personale e medici

Magi ha poi precisato che nella medicina del territorio si lavora in equipe, e fa riferimento alla creazione di squadre del territorio che siano in grado di prendere in carico i pazienti cronici, gestendoli senza farli arrivare in ospedale, portando all’interno dei nosocomi solo quelli che hanno necessità di essere curati, in particolar modo sulle acuzie.

In effetti, all’interno della distribuzione su territorio nazionale del Pnrr, si stanno mettendo a disposizione strutture e macchinari ma, secondo quanto rileva il presidente dei camici bianchi, il problema è che non si sta prevedendo l’impiego adeguato del personale e non si fa riferimento a risorse economiche per quanto riguarda medici e personale.

La proposta

La riflessione si concentra anche sul non dimenticare che i medici italiani sono quelli meno pagati in assoluto in tutta Europa. Questo spinge molti giovani a non voler lavorare nel Servizio sanitario nazionale, ad andare all’estero e a mandare deserti molti concorsi.

Per questo motivo, il presidente dell’Omceo Roma ha proposto di portare a 38 le ore di lavoro degli specialisti ambulatoriali che mediamente ammontano a 20 ore settimanali, ciò al fine di raddoppiare l’offerta e dimezzare le liste d’attesa. Allo stesso tempo l’assunzione di medici in ospedale, favorirebbe il turnover: “oltre ai finanziamenti importanti sul fronte della telemedicina e delle attrezzature – conclude – ci deve essere il professionista: se non c’è il professionista stiamo solo buttando soldi, stiamo costruendo cattedrali nel deserto e non risolviamo il problema.