Pandemia o non pandemia la legge del mercato è sacra, e come in ogni ambito commerciale il rapporto tra la domanda e l’offerta fa schizzare in alto i prezzi dei prodotti più richiesti. Tamponi e mascherine non fanno eccezione.

Le mascherine

Per i dispositivi di protezione, l’accordo tra la struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo e alcune associazioni di farmacisti su un costo massimo di 75 centesimi ha certamente rallentato la spirale dei costi: ma bisogna precisare che non si tratta di un’ordinanza. L’adesione è volontaria e non c’è alcun obbligo. Una farmacia può liberamente scegliere di non aderire anche se fa parte di una delle associazioni firmatarie.

I tamponi

Sul fronte dei tamponi invece ci troviamo di fronte a quello che il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha definito un “odioso bagarinaggio”. Se per quelli rapidi il prezzo calmierato dal governo a 15 euro sembra resistere quasi ovunque, sono i molecolari – più  affidabili – a fare notizia. Con le ASL intasate infatti, il prezzo presso una struttura privata può schizzare fino a 140 euro a test. Più in generale, considerando che ogni giorno in Italia vengono effettuati circa 950mila tamponi, si genera un business da oltre 10 milioni di euro al giorno solo per quanto riguarda le farmacie.

L’appello delle parafarmacie

Ciononostante, negli ultimi giorni le file per poter fare un tampone sono diventate ingestibili in tutto il Paese, sia nei presidi pubblici che privati. Le farmacie letteralmente prese d’assalto. Questo comporta, soprattutto nelle regioni più colpite, tempi di attesa per un test rapido che vanno dai 3 ai 6 giorni.

In queste settimane difficili, le 4.700 parafarmacie presenti sul territorio italiano avrebbero potuto eseguire test antigenici rapidi, riducendo così i disagi per gli utenti ma anche i prezzi aumentando la concorrenza. Avrebbero potuto se fosse stato loro permesso. Se qualcuno avesse mai accolto gli appelli lanciati dalle associazioni di categoria. Ormai mesi fa.

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