Situazione terapie intensive, caratterizzata dall’ennesimo ritardo? Continua a salire, la curva dei dati ospedalieri, con 1.071 pazienti ricoverati in terapia intensiva (+33) e 8.892 nei reparti ordinari (+80). In questi giorni i medici anestesisti dell’Aroi, guidati da Alessandro Vergallo, hanno  espresso le loro forti preoccupazioni, paventando un aumento del 70% dei ricoveri in terapia intensiva.

Situazione terapie intensive: siamo in ritardo?

Ma quello che ha fatto, o meglio dovrebbe far riflettere di più sono le parole di Vergallo che ha parlato di un ritardo della politica, nel non aver compreso che era inutile aumentare i posti letto se non aumenta anche il personale specializzato in grado di gestirlo.

Il nostro paese mostra già queste criticità. La Usl della Val d’Aosta ha infatti disposto la sospensione dei ricoveri – compresi quelli  più alti nella scala delle priorità – fino al 10 gennaio;  disposta anche una riduzione dell’attività chirurgica e solo per gli interventi urgenti, così da sfruttare il personale di sala nei turni dei reparti Covid.

Aumentano i ricoveri

Anche oggi aumentano ancora i pazienti Covid ricoverati negli ospedali italiani, sia in terapia intensiva sia negli altri reparti non critici. Di questo parleremo su Cusano Italia tv, lunedì 27 dicembre con il Sottosegretario alla salute Costa e il Presidente di Aroi alle 21 nel prgramma “L’Imprenditore e gli altri”.

Fare i conti ancora una volta, con l’organizzazione ospedaliera, è abbastanza deprimente, alla luce di un tasso di positività che tocca quota 11%, un’ascesa repentina del contagio che produce una forte pressione sugli ospedali.

Problemi nei pronto soccorso

Si registrano infatti flussi molto forti di sospetti contagiati nei pronto soccorso di tutta Italia, dove tra l’altro viene lanciato anche qui un drammatico appello riguardate i posti letto Covid, altrimenti costretti a stazionare nell’aerea di emergenza a causa dell’impossibilità di un ricovero.

Le responsabilità politiche

L’Italia ha una grande occasione con il Pnrr, per costruire un sistema sanitari pubblico efficiente, con i nostri bravi medici e infermieri che debbono essere messi in grado di lavorare al meglio.

Prima dei soldi arrivano le responsabilità di chi ha deciso anno dopo anno di tagliare posti letto e non finanziare la sanità. Le responsabilità dei governi centrali, quelle delle regioni, che ora pagano un approccio economicista verso la sanità pubblica.