L’Authority dice no: lo sciopero generale proclamato per il prossimo 16 dicembre va riprogrammato perché non rispetta norme. È quello che ha deciso oggi la Commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali.

“Va riprogrammato”

Il provvedimento della Commissione ferma la mobilitazione generale annunciata nei giorni scorsi da Cgil e Uil. Bisogna riformulare la data entro 5 giorni. L’Authority ha inviato la disposizione di stop sia alle organizzazioni sindacali che alle amministrazioni interessate. La delibera contiene una “indicazione immediata” in base alla legge sullo sciopero dei servizi essenziali.

Le violazioni

Lo sciopero generale annunciato da due delle sigle sindacali con più iscritti era in programma per prossimo 16 dicembre ma secondo l’istituto non rispetta il “periodo di franchigia” previsto per i servizi postali, per quelli di igiene ambientale e per i servizi alla collettività. Inoltre viola la regola della “rarefazione oggettiva”, perché è troppo vicino ad una serie di altri scioperi programmati per singoli settori.

Da quello di domani sulla scuola a quello sul trasporto locale che interesserà singoli settori nei prossimi giorni. Poi c’è lo sciopero nazionale dei lavoratori del comparto di igiene ambientale lunedì 13 dicembre, quello del settore delle poste il 15. Anche e mobilitazioni dei settori radio tv, trasporto aereo, marittimo e degli istituti di vigilanza sono previste per i giorni a venire.

I motivi dello sciopero generale

La scelta di convocare uno sciopero generale era stata presa dai segretari delle due sigle, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, per protestare contro quella che definiscono una manovra “socialmente ingiusta”. Una mobilitazione che ha spaccato sia la maggioranza di governo che quell’unità sindacale che Cgil, Cisl e Uil avevano deciso di ricominciare a percorrere 7 anni fa dopo aver archiviato, non senza qualche difficoltà, l’ultimo sciopero generale Cgil-Uil del 12 dicembre 2014 firmato Camusso-Barbagallo contro il Jobs Act di Matteo Renzi.

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