Infanzia e adolescenza a rischio. Ieri è stata la giornata internazionale che ricorda quanto sia importante tutelare e rispettare i diritti dei bambini. La fotografia scattata nella XII edizione dell’Atlante Infanzia a rischio, lascia un pericoloso senso di inquietudine.

Ad oggi nel nostro Paese ci sono ben 600mila cittadini in meno tra bambini e adolescenti. Rispetto al passato è aumentata anche la povertà assoluta, con un milione di minori sotto la soglia della povertà. Ad accrescere la preoccupazione il dato sugli investimenti: negli anni compresi tra il 2010 e il 2016 la politica ha tagliato fino a mezzo punto di Pil sull’istruzione.

Tradotto significa: meno servizi per la prima infanzia, meno mense, meno tempo pieno, più disuguaglianze e il deflagrare della crisi educativa.

Early School Leavers, chi sono?

Sono ragazzi e ragazze tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d’istruzione. In Italia raggiungono la quota paurosa del 13%, considerando che la soglia europea non giunge al 10%. Se parlassimo di NEET, sarebbero ancora dolori: il nostro Paese arriva al 23,3% di giovani che non studiano e non lavorano, l’Europa si ferma al 13,7%.

Il contesto ambientale non serve ad alzare l’umore e spingere verso l’ottimismo: i nostri giovani vivono in città per lo più pesantemente inquinate, dove circolano ben 4 auto per ogni cittadino.

Infanzia e adolescenza, il futuro è adesso

Al netto dei numeri, impietosi e preoccupanti, i giovani italiani non mostrano di aver rinunciato ad esprimere il loro parere, a farsi ascoltare e a partecipare attivamente alla vita politica. Stando a ciò che emerge dall’indagine commissionata a Ipsos su ‘I giovani e la cittadinanza scientifica, un adolescente su tre pensa che invecchiamento della popolazione, energia sostenibile, diminuzione delle emissioni inquinanti e diseguaglianze socio economiche siano i principali temi che la scienza dovrà affrontare tra dieci anni.

I giovani credono nella scienza ma non affidano ad essa la centralità della loro formazione: oltre ad un buon 15% che non crede di proseguire gli studi all’università, chi lo fa (33%) di sicuro non intraprenderà un indirizzo scientifico. Qui si fanno interessanti i dati che afferiscono anche alla questione di genere. 4 ragazze su 10 escludono senza dubbio la possibilità di seguire un indirizzo scientifico, solo 8 su 100 punteranno su una disciplina ingegneristica. C’è una rivoluzione culturale da compiere.

Parla Save the Children

“In Italia abbiamo un milione e trecentomila minori in povertà assoluta e la percentuale di NEET più alta d’Europa, con un esercito di giovani che non studia, non cerca lavoro e non si forma”. Sono le parole di Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia.

La povertà assoluta ha visto una crescita sistematica negli ultimi tre lustri e la pandemia, in questo senso, ha solo aumentato le disuguaglianze, che i nostri bambini sperimentano sin dalla prima infanzia. In Calabria solo il 3,1% dei bambini ha accesso al nido, opportunità offerta invece al 30,4% dei bambini che nascono nella provincia di Trento.

“Il punto di svolta per invertire la rotta è il Pnrr – spiega Raffaela Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the Children – combinato alla nuova programmazione dei fondi europei e alla Child Guarantee”. Coinvolgere tutti è necessario per non rischiare di alzare gli indicatori ma lasciare indietro le persone.