G20, non sembra possibile vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro il 2022

 

La sensazione che gli impegni annunciati al G20 non verranno poi portati avanti è molto forte. Sul clima, sull’energia, sulle grandi sfide: parole vaghe da parte dei Potenti della Terra. Promesse già fatte più volte in passato che non sono state mantenute. Ora arriva una nuova proposta: vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro la metà del 2022. Anche una persona non esperta, sapendo che in Africa ad esempio è stata vaccinata l’1% della popolazione, capisce che il traguardo sembra più un auspicio che un obiettivo veramente raggiungibile.

 

G20, manca impegno politico reale

Sulla copertura vaccinale nei Paesi poveri manca “un impegno politico reale” da parte del G20, nella forma di un calendario, di azioni concrete, di vincoli e di strategie: a sottolinearlo è Sara Albiani, esperta di Oxfam Italia, in un’intervista con l’agenzia Dire a margine dei lavori del forum. Lo spunto sono i punti concordati venerdì durante la riunione dei ministri delle Finanze e della Salute dei “grandi”, rilanciati ieri dal presidente del Consiglio italiano Mario Draghi nel suo discorso di apertura del vertice a Roma.

“Quello di garantire la copertura vaccinale per il 70 per cento della popolazione mondiale entro metà 2022 è un auspicio politico importante, che però non è stato accompagnato da un impegno politico reale” dice Albiani. “I ‘grandi’ sostengono di voler contribuire all’avanzamento verso questo obiettivo ma a oggi manca un calendario e l’indicazione di quali sono le azioni concrete e le strategie per raggiungerlo”.

Secondo l’esperta di Oxfam, “se i leader del G20 pensano di poter raggiungere questo traguardo con lo stesso tipo di scelte che sono state fatte finora siamo assolutamente fuori strada perché oggi la disuguaglianza nell’accesso ai vaccini è enorme”. Albiani ricorda le stime diffuse a livello internazionale: “I Paesi a basso reddito hanno vaccinato meno del 2 per cento della propria popolazione mentre la quota per quelli ad alto reddito si aggira attorno al 60 per cento in media”.

Secondo l’esperta di Oxfam, “il sistema attuale che si basa su donazioni di dosi e su iniziative volontarie multilaterali come il Covax non ha funzionato”. Il punto, stando alla sua lettura, è che “bisogna agire invece sulle cause profonde delle disuguaglianze nell’accesso ai vaccini, che sono legate ai brevetti e alla tutela della proprietà intellettuale, temi non affrontati affatto qui a Roma”.

Secondo Oxfam, monopoli esercitati di fatto dalle case farmaceutiche sulla produzione dei medicinali anti-Covid hanno garantito margini di profitti “molto elevati” ostacolando però al contempo la lotta alla pandemia.