Fuga e azione in un futuro distopico dalle atmosfere similwestern: Chaos Walking, stroncato sul nascere da critica e botteghino, doveva essere il primo capitolo di una nuova trilogia fantascientifica tratta dai romanzi di Patrick Ness. 

“Il rumore di un uomo è il pensiero non filtrato. E senza un filtro un uomo è giusto caos che cammina”, questo è l’incipit che ci introduce al Nuovo Mondo, frontiera dell’umanità su un pianeta alieno distante oltre 60 anni dalla Terra, ormai non per tutti. Qui ognuno può conoscere i pensieri dell’altro, i coloni infatti sono dotati di una strana telepatia detta il “rumore”, rappresentato da una sorta di luccichio che tradisce chi lo emana rivelando le sue intenzioni. Questo flusso di coscienza continuo – che risparmiava solo le donne, sterminate tutte da misteriosi indigeni locali in una strage che ricorda Light of my Life – affetta anche Todd Hewitt (Tom Holland), un bravo ragazzo mosso dal desiderio di entrare nelle grazie del sindaco-villain della sua piccola comunità rurale. Il subdolo Mads Mikkelsen, con il pellicciotto e sempre in sella, a differenza del giovane Todd che tenta di coprire i suoi pensieri ripetendo a cantilena il suo nome, padroneggia molto bene il suo rumore. Non solo riesce a “nasconderlo come fanno le donne” ma lo converte in strumento di controllo. Le cose cambiano con l’arrivo dell’unica ragazza, Daisy Ridley (Star Wars), sopravvissuta a un violento atterraggio sul pianeta. Todd che subito se ne innamora, tenterà di aiutarla a sfuggire al sindaco per mettersi in contatto con la nave madre, portatrice di una temuta seconda ondata di coloni.

Horror, sci-fi, western ma anche questioni di genere e machismo esemplificato dall’allegoria alla base che vuole la donna intrinsecamente superiore e i rabbiosi protagonisti maschi incapaci di celare i propri sentimenti, ingabbiati in dissonanti ruoli di genere imposti dalla loro stessa comunità di soli uomini. Il temibile sindaco e il suo sadico alleato predicatore, infatti, richiedono di esibire durezza e ingaggiare lo scontro fisico in nome della legge del più forte. Lo stesso Todd che pure non si sottrae mai all’azione, è oltremodo sensibile e fin troppo fragile per quel mondo spietato.

Le premesse (indubbiamente intriganti) c’erano come il cast di livello, ma una lavorazione complicata iniziata nel 2011, che ha visto lievitare il budget e alterarsi alla regia Robert Zemeckis poi tiratosi indietro, Doug Liman (recentemente in sala con Locked Down) e infine Fede Alvarez per i reshoot di alcune sequenze, ha reso – ironia della sorte – Chaos Walking una minestrone di idee e buoni propositi. L’intreccio confusionario riesce ad aggiungere dettagli dove non servono e omettere quelli che ne rinsalderebbero la struttura, la spiegazione della peculiare situazione degli uomini fa acqua, il tratteggio dei personaggi (bidimensionali nonostante l’impiego di grandi nomi) passa completamente in secondo piano rispetto all’esigenza di delineare le ambientazioni. Persino il rumore di Todd, un espediente che poteva rivelarsi geniale nel confronto con la ragazza misteriosa che cela i suoi pensieri, viene relegato a continuo sottofondo di commento, un puntuale bollettino sullo stato psicofisico del protagonista. La confusione nella realizzazione si è inevitabilmente ripercossa sul risultato finale, un adattamento non troppo felice, oscurato dal suo stesso potenziale.