Con Godzilla vs. Kong siamo giunti ormai al quarto capitolo della nuova saga cinematografica dedicato ai celebri mostri giganti. Atteso sequel di Godzilla II e Skull Island, il film per la prima volta dopo decenni riunisce sul grande schermo – o meglio sul piccolo schermo dato che l’uscita è solo on demand – il lucertolone radioattivo giapponese e l’enorme King Kong, gorilla oversize ultimo della sua specie. Il budget è faraonico, parliamo di 180 milioni di dollari, e le premesse per poter rispettare il patto con il pubblico ci sono tutte: garantire due ore di divertimento e grande spettacolo, questa è la mission. E sarebbe da chiedersi perché non farlo direttamente in sala piuttosto che confinare gli stupefacenti effetti speciali e il sonoro di altissimo livello alla Smart tv del salotto. Il cinema, per un film dove l’immagine è tutto, non è che lo sbocco naturale. Ma almeno in patria (dove però il circuito cinematografico non è stato del tutto escluso) la strategia streaming sembra aver dato i suoi frutti. Il film in breve tempo ha conquistato il titolo di prodotto più visto di sempre su HBO Max, piattaforma su cui casa WarnerBros. punta moltissimo.

Questa volta siamo in tempi moderni, Kong è un po’ più robusto e anziano di come lo aveva lasciato dall’ultimo incontro sull’Isola del Teschio, mentre Godzilla a distanza di cinque anni dalla sconfitta di Ghidorah – il drago a tre teste che insidiava il suo primato di re dei mostri – sembra misteriosamente impazzito. Va in giro per il mondo ad attaccare i centri di ricerca della fantomatica Apex Cybernetics, qui contrapposta alla Monarch conosciuta nei precedenti capitoli. Per fermarlo il capo della compagnia manda in missione una equipe di ricercatori nella Terra Cava, un viaggio al centro della terra alla ricerca di un paradiso dimenticato un tempo dimora di Kong, che lo coinvolgerà in prima persona una volta liberato dal confinamento sull’isola. In questi cambi di scenario, l’incontro tra il mostro radioattivo e il primate gigante sarà inevitabile.

Che dire, i combattimenti sono magnifici quanto i settings, mai così valorizzati. Prima in mare poi in una Hong Kong notturna, i due bestioni che si scontrano con ferocia regalano incredibili performance visive. Le coreografie più audaci, la tecnologia d’animazione foto-realistica, la computer grafica all’avanguardia, siamo decisamente al top del genere e l’esperienza quanto a spettacolarità e iperviolenza non ha eguali. E tutto il comparto si regge ormai sulle sue gambe senza più bisogno di sottotesti. Trama e contenuto sono, infatti, estremamente blandi, l’apporto umano ulteriormente ridimensionato a pretesto, è stato del tutto surclassato dalla dimensione fantasy. I personaggi non fanno altro che appesantire e allungare il brodo della storia, nella trepida attesa che ricomincino i titanici scontri. Nel copioso cast di contorno alle mostruose vicende arruolata anche Millie Bobby Brown star di Stranger Things, qui al seguito di un complottista che vuole far luce sullo strano comportamento di Godzilla. Tra i tanti personaggi macchietta – forse troppi – si fa largo invece il vero protagonista. E un’inversione nel titolo sarebbe più che doverosa: mentre Godzilla fa le sue comparsate da villain il focus è quasi esclusivamente su Kong, che vantando una gamma di emozioni leggermente più ampia gode del favore del pubblico. 

Quanto al futuro del franchise, non si sa molto. Il finale è netto, il vincitore viene decretato a più riprese ma l’assenza di una scena post credits non ci aiuta a capire quale direzione prenderà la saga.