Il Prof. Domenico De Masi, sociologo, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Sul governo Draghi. “Credo che quando usciremo da questo tunnel noi avremo la possibilità di analizzare come si sono comportati tutti i soggetti sociali: il governo, i partiti, le imprese, i media –ha affermato De Masi- Io credo che alla fine, con un’analisi seria del contenuto, i soggetti che usciranno peggio di tutti saranno i media. Studio i media da anni, trovo che il comportamento dei media sia stato vergognoso. Fino alla caduta del governo Conte 2 si è detto che eravamo in ritardo per la presentazione del Recovery Plan e addirittura ho sentito dire da due giornaliste famose che era stato bocciato dall’Europa. Se il limite è il 30 aprile non si è capito perché bisognava presentarlo a gennaio. Ora nell’ultimo mese avete mai sentito qualcuno dire che siamo in ritardo? Conte diceva che era inutile prendere il Mes e tutti a dire che era un follia, Draghi ha detto: quei soldi sono inutili, punto e si è azzittito tutto il pollaio dei media. Il Recovery che presenterà Draghi sarà né più né meno quello fatto da Conte, con qualche ritocco fatto in questi mesi. I media in questo momento dovrebbero avere un ottimo virologo al quale fare domande e avere da lui delle risposte, c’è poco da discutere, qui si fa solo confusione”.

Sulle riaperture. “Ora si pretende una data, ma quale data se noi dipendiamo dall’andamento del virus? Si vuole capire o no che siamo in mano ad un virus del tutto ignoto? E’ infantilismo pretendere una data che nessuno può dare e pretendere di restare aperti quando bisogna stare chiusi. La Lombardia, che ha sempre fustigato il resto d’Italia, sta dimostrando la totale capacità dei suoi amministratori, ha più malati e più morti perché non chiude. Nel lockdown dell’anno scorso persino le aziende che producono armi non hanno mai chiuso. Anche io ho guadagnato la metà dell’anno scorso, con chi me la prendo con Draghi? Che ci possiamo fare? E’ come un contadino che gli è capitata una grandine che gli ha distrutto il raccolto”.