L’avv. Consuelo Locati, coordinatrice del team di legali che assiste i familiari delle vittime del Covid a Bergamo, è intervenuta ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulla situazione oggi. “La situazione di Bergamo oggi sicuramente non è paragonabile a quella della prima ondata, la vicina provincia di Brescia invece è messa molto male –ha affermato Locati-. Questo è indicativo del fatto che non è cambiato nulla ed è la cosa che da una parte ci dà un senso di rabbia e dall’altra parte è veramente disarmante. Dopo un anno di fatiche per sottolineare quello che non va, non si è provveduto ad aggredire questo virus in via preventiva. La gente qui a Bergamo è molta arrabbiata perché le istituzioni sono sorde di fronte alle richieste di tutelare la salute e quindi la vita. C’era tutto il tempo di potenziare la medicina territoriale e non si è fatto, qui sono state attivate una ventina di usca su 60 previste. Un anno fa a rappresentare le istituzioni lombarde c’erano delle persone, oggi dopo un anno ci sono le stesse persone, è indicativo che debba essere la giustizia a dire che ciò che doveva essere fatto non è stato fatto”.

Sulle azioni legali in corso. “Tutti hanno capito subito che c’era qualcosa che non aveva funzionato e da aprile abbiamo iniziato ad andare a fondo, a cercare i documenti e ad analizzarli scoprendo che non avevamo un piano pandemico adeguato. Il nostro primo punto è stata la mancata istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro. Studiando la normativa abbiamo iniziato ad avere contezza che ci fosse stata qualche violazione e qualche omissioni. Dal rapporto pubblicato e poi fatto sparire dall’Oms si è aperto un altro fronte di approfondimento da parte nostra e oggi anche da parte degli inquirenti. La procura di Bergamo sta aspettando il deposito della relazione del Prof. Crisanti, credo che sia un documento molto importante perché può anche dare un’indicazione sul nesso causa-effetto. In sede civile abbiamo un’udienza davanti al tribunale di Roma per quasi 500 persone in cui abbiamo rilevato la violazione di normative anche a livello di norme internazionali da parte del governo. Vogliamo che le istituzioni collaborino con noi e risarciscano i familiari delle vittime di questa tragedia”.