Si è concluso venerdì scorso l’ultimo tavolo di confronto tra parti sociali, liquidatore e rappresentanti della proprietà Jindal, dopo che davanti al ministero del Lavoro è stata disposta la proroga dei tempi per chiudere la vertenza, con un accordo o col licenziamento dei 142 lavoratori del sito Treofan di Terni. La nuova deadline è quella di mercoledì 17 febbraio. Stefano Ferminelli, dipendente della Treofan di Terni, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

“Noi produciamo imballaggi, il nostro è uno dei pochi settori in cui non c’è stata crisi –ha affermato Ferminelli-. E’ successo però che nel 2018 è subentrato il gruppo Jindal, ma loro ci ha comprato esclusivamente per chiuderci, perché a loro interessava eliminare la concorrenza e prendere il nostro pacchetto clienti. Hanno spostato tutta la loro produzione negli altri loro stabilimenti e noi è da settembre che stiamo con la produzione a zero e stiamo aspettando un verdetto per domani. Vorrei capire come ha fatto lo Stato a permettere questa acquisizione senza mettere dei paletti. Ora vogliono portare via i macchinari, noi abbiamo chiesto di lasciarli per poter riprendere, facendo una successiva modifica agli impianti e facendo una produzione innovativa. In termini legali gli impianti sono loro, ma non credo sia una cosa giusta e morale fare una cosa del genere perché è stata tutta una farsa l’acquisizione dei nostri stabilimenti. In due anni ci hanno piano piano logorato, hanno iniziato a portarci via le produzioni più importanti e poi ci hanno chiuso. Il problema è che la famiglia Jindal è particolarmente potente, ma mi auguro che non sia più potente del nostro Stato. In altri Paesi europei lo Stato entra in determinate industrie per evitare che ci siano imbrogli di questo tipo, in Italia sembra tutto più difficile. Domani abbiamo questo incontro al Ministero, speriamo bene. Se ripartissimo con la produzione, faremmo sicuramente profitti, lo dicono i numeri. Ci sono diversi soggetti interessati ad acquisirci, ma stanno alla porta perché la porta è chiusa”.