Auto d’epoca: ne abbiamo parlato nella trasmissione televisiva dedicata al collezionismo Unicum, storie da collezione su Cusano Italia Tv (264 dtt) con Luca Gazzaretti esperto in Catawiki e Luca Gastaldi, responsabile ufficio stampa di ASI Automotoclub Storico Italiano.  Temi principali: consigli e buone pratiche, valorizzazione e tutela, attenzione per la sostenibilità e il valore della originalità ma anche assimilazione dei veicoli storici a beni culturali ed opere d’arte.

Passione e investimento

Le auto d’epoca sono delle macchine del tempo, capaci di testimoniare le tradizioni culturali di una intera comunità. “Oltre alla passione, l’auto d’epoca nei momenti di crisi si è dimostrato sempre un ottimo bene rifugio sulla quale investire. Una nota importante: c’è un’enorme differenza tra appassionati e collezionisti: quest’ultimi vedono l’acquisto del bene in ottica di reale investimento. Chi oggi ha un portafoglio molto elevato, il 5% lo investi in collectibles ed un dato importante direi. Un cambiamento di mentalità a 360° inimmaginabile solo 10 anni fa, si conosceva solo il mercato immobiliare o il mercato finanziario” afferma l’esperto Luca Gazzaretti.

La direzione del mercato

A farla da padrona “Mercedes SL Roadster (American Gigolò) vendute in media tra i 16 ed i 24K a seconda delle condizioni e Fiat 500 in versione F del 1969. Poi Lancia Aurelia IV Serie B20S GT venduta a 96K quando il mercato la fissa ad oltre 150K,  e Youngtimer (VW Golf GTI II serie a 5500 euro, Peugeot 205 GTI 1.6 dall’Olanda a € 9900, Alfa Romeo Duetto Spider “Osso di Seppia” 1750 cc – la più ambita e molto ricercata dai collezionisti – del 1969 che ha realizzato ben 32K dall’Olanda  ma anche la più moderna spider degli anni ’90 GTV mod.916 comprata per soli 3600 euro. Il mercato in Italia procede molto bene nella vendita, le auto offerte sono superiori alla media europea per qualità di restauro. Attualmente c’è attenzione per le vetture totalmente originali, certificate ASI o simili, con pochi chilometri e documentazione che ne certificano la storia: tagliandi, restauri, ecc. Le vetture che non passano mai di moda: Porsche 911 (ma più li modelli più recenti 964 e le 993 ultimamente), le classiche, MB SL, Fiat 500 sopratutto le D e le N, 2CV, Maggiolino, Mini Cooper (inglesi, le Innocenti sono meno ambite seppur meglio rifinite) e salendo Ferrari, Maserati (che sta avendo un forte innalzamento) e Alfa Romeo (sportiva d’eccellenza)”. Le spese di assicurazione, conservazione e manutenzione sono relative almeno in Italia: il consiglio è “utilizzarle sempre in modo che diano meno problemi possibili”.

L’ente di riferimento per le auto d’epoca: Automotoclub Storico Italiano

L’ASI, è la federazione italiana ente di riferimento dal 1966 per i veicoli, ha come soci , oltre 300 tra club federati e aderenti, in tutto comprende 200.000 soci. Luca Gastaldi ci spiega che “quando parliamo di motorismo storico in Italia, intendiamo un veicolo storico con più di 20 anni di età, con una certificazione di rilevanza storica che è stabilita dal codice della strada italiano”.

Sostenibilità e impatto ambientale

ASI e ISS hanno individuato il percorso corretto per modernizzare il sistema di regolamentazione della circolazione dei veicoli storici. Con un elevato senso di responsabilità verso l’ambiente ed il bene comune, riflettendo con le istituzioni competenti, in materia legislativa. E precisa Gastaldi che “tutti devono tener presente che l’impatto ambientale da ricondurre al parco autoveicolare circolante è determinato dai veicoli obsoleti e non certo dai veicoli storici certificati, che rappresentano una percentuale minima rispetto al circolante obsoleto e vanno tutelati”.

I veicoli storici come opere d’arte

In occasione di Automotoretrò 2020 (LingottoFiere Torino, 30 gennaio – 2 febbraio) la Commissione Cultura dell’ASI ha sviluppato un tema di grande interesse, con il quale si assimilano i veicoli storici ai beni culturali e alle opere d’arte. Un argomento che verrà trattato e approfondito nel corso del 2020 in specifici convegni organizzati in tutta Italia. Un tema complesso e articolato, frutto di studi e ricerche che hanno impegnato per diversi anni la Commissione Cultura dell’ASI, oggi presieduta dal toscano Luca Manneschi. Quella che di primo acchito potrebbe sembrare una forzatura, cioè pensare un veicolo storico come bene culturale, in realtà non lo è per nulla. Ciò che per l’UNESCO identifica un bene culturale è che l’oggetto in questione sia “frutto di un atto creativo ed opera dell’ingegno umano”, ovvero “un capolavoro del genio creativo umano”. In questo senso, basti pensare alla lunga strada di atti creativi che hanno portato al continuo sviluppo della propulsione o dell’aerodinamica. Altra caratteristica necessaria è quella di “aver avuto un peso nella storia dell’uomo”: anche in questo caso, i veicoli a motore hanno contribuito in maniera determinante alla mobilità e ai trasporti, al lavoro e al benessere economico, all’emancipazione sociale e alla storia militare. Altri importanti requisiti dettati dall’UNESCO sono di “aver avuto un peso nel paesaggio e nell’urbanistica” (si pensi alle strade e alle infrastrutture per la viabilità), di “aver avuto un peso nello sport” (quante le competizioni motoristiche!) e di “aver avuto un peso nelle arti figurative” (auto e moto sempre protagoniste nel cinema e nella fotografia).

I parametri per definire i veicoli storici come opere d’arte

I veicoli storici come opere d’arte contemplano invece altri parametri. Il concetto di oggetto d’arte è completamente diverso e molto più restrittivo rispetto a quello di bene culturale, non solo come valutazione, ma anche per le implicazioni giuridiche che comporta. Anche nell’arte si trovano delle categorie di appartenenza, ma il giudizio o la valutazione di “opera d’arte” vale per le singole opere, che devono rientrare in alcuni parametri oggettivi. Ad esempio, l’esposizione in museo o mostre non solo di settore, la pubblicazione su riviste specializzate e non, l’attribuzione di premi o riconoscimenti, il raggiungimento di un valore di mercato talmente elevato da trascendere quello legato soltanto alla sua funzionalità. E ancora, la sussistenza in quel dato oggetto di riconosciute qualità artistiche ed estetiche, o la sua riproduzione attraverso altre forme di espressione artistica. Infine, può essere opera d’arte anche un oggetto prodotto in serie, che è connotazione propria di tutte le opere di industrial design, come i veicoli. Quest’ultima motivazione è forse la più importante, perché elimina quella specie di peccato originale a carico di tutte le opere di industrial design costituita dalla serialità di produzione, rispetto all’unicità che finora era caratteristica esclusiva e dirimente delle opere d’arte.

Rivedi l’intervista completa https://www.youtube.com/watch?v=bO6dP8Nz_A8