“Noi da due anni abbiamo un contenzioso con il governo italiano e con il Cun (comitato universitario nazionale), perché abbiamo chiesto di istituire la facoltà di biologia, ma l’Italia è l’unica nazione d’Europa che stabilisce una differenza netta tra università telematiche ed università in presenza”. Lo ha detto Stefano Bandecchi, presidente della Società delle Scienze Umane fondatrice dell’Università Niccolò Cusano, durante l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Niccolò Cusano, in diretta su Cusano Italia Tv (ch. 264 dtt).

Il 23 febbraio –ha affermato Bandecchi– l’attuale ministro dell’Università, con un’azione secondo me saggia, ritirò un decreto che era stato emesso dal ministro precedente il 23 dicembre 2019 nel suo ultimo giorno di lavoro. Questo decreto, ‘abusivamente’ a mio avviso, elencava una serie di facoltà che non potevano più essere frequentate in modalità telematica. E’ totalmente ridicolo che ad oggi l’Università Niccolò Cusano, dopo aver chiesto per due anni la facoltà di biologia, si senta rispondere di no perché l’attuale presidente del Cun ha inserito nelle linee guida 2020-21 per l’istituzione dei corsi di laurea i concetti già espressi nel decreto del 23 dicembre 2019, che è stato poi ritirato. Ed è ancora più incredibile che l’attuale ministro non abbia cancellato immediatamente un’infamia così grande. La vera differenza tra corsi di laurea telematici e corsi di laurea in presenza è che chi ha a disposizione una piattaforma telematica può in qualsiasi ora del giorno e della notte in qualsiasi giorno dell’anno, accedere alla piattaforma e studiare guardando in faccia il proprio professore e parlando con il proprio tutor. In una università in presenza senza obbligo di frequenza invece lo studente vede il professore solo se decide di andarci. Invito i presidenti di Cun e Anvur, il ministro e tutti coloro che legiferano per le università italiane a farsi un bel giro nel resto del mondo per scoprire come funzionano le università nel 2020. Per favore, cercate di aggiornarvi sul futuro e cercate di vedere in maniera chiara che cosa fa realmente un’università di qualità, che ha investito milioni di euro sulla qualità della propria istruzione e della propria ricerca e non facciamo più di tutta l’erba un fascio. Se la Comunità europea oggi ha dato diversi milioni di euro all’Università Niccolò Cusano per la ricerca scientifica che questo ateneo fa a livello nazionale ed internazionale vuol dire che siamo un ateneo rispettabile”.