Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale Presidi, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulla riapertura delle scuole. “Secondo noi ci sono delle condizioni che devono essere soddisfatte per il rientro a scuola –ha affermato Giannelli-. Si tratta di un potenziamento del sistema di trasporto pubblico locale, il potenziamento dei servizi delle Asl che consentano il tracciamento in tempi rapidi e naturalmente ci serve la disponibilità dei supplenti laddove manchino i docenti titolari. Con queste condizioni si può riaprire perché le scuole si sono dimostrate capaci di far rispettare i protocolli, perché i focolai non si sono accesi nelle scuole. Il punto è che li abbiamo visti assembrati fuori dalla scuola, così come i genitori senza mascherina, per non parlare della cosiddetta movida che continua nei weekend, anche se cambia d’orario, si fa di pomeriggio anziché di sera. Senza le condizioni che ho detto prima, la riapertura al 100% per noi non è ipotizzabile, perché si ripresenterebbero gli stessi problemi. Bisognerebbe poi distinguere tra le realtà delle grandi città e quelle dei piccoli centri, dove i trasporti non sono congestionati, dunque ci potrebbe essere un’apertura differenziata per zona. Banchi a rotelle? Non abbiamo dati ufficiali, ma credo che circa un terzo dei banchi debba ancora essere consegnato”.

Sulla didattica a distanza. “Le famiglie meno abbienti sono destinatarie di computer e dispositivi per la connessione in comodato d’uso da parte delle scuole, che hanno ricevuto cospicui finanziamenti. Questo problema al momento non sussiste. Il problema riguarda le abitazioni che non hanno linea fissa o hanno una connessione non stabile, questo indubbiamente costituisce un problema che va risolto dalle aziende di telecomunicazioni”.

Sui possibili effetti di una chiusura prolungata delle scuole sulla socialità dei ragazzi. “Per i ragazzi più grandi grossi problemi non ne vedo. Sicuramente la situazione è più seria per quanto riguarda le fasce più giovani, perché per i bambini l’unico modo per socializzare è di stare in classe con gli altri compagni. Io credo che in questo caso , con una chiusura prolungata, potrebbero verificarsi dei danni nella costruzione di una personalità in grado di relazionarsi con i simili”.