peter ackroydIn un anno Dickensiano, che ricorda e celebra lo scrittore a 150 anni dalla sua morte, segnato dalla pandemia e dalle enormi difficoltà generate dalla stessa, (ri)scoprire il grande romanziere inglese sembrerebbe uno degli antidoti più efficaci per esorcizzare i timori e le paure di questotempo peggiore e il tempo migliore, la stagione della saggezza e la stagione della follia, l’epoca della fede e l’epoca dell’incredulità”. Ma chi era veramente Charles Dickens? Come viveva e in che periodo storico si è trovato a scrivere? Com’era l’Inghliterra Vittoriana e quanto la sua infanzia ha segnato la sua poetica? A queste e a molte altre domande risponde Peter Ackroyd che firma una imponente biografia del “caro Boz” edita in Italia da Neri Pozza. Quasi 600 pagine di quella che potrebbe probabilmente essere considerata negli anni la biografia definitiva dello scrittore inglese. Dickens è stato una vera star e, a differenza di molti suoi colleghi, è riuscito a vivere il successo. Ma Dickens è stato ancora prima un uomo e un bambino che ha vissuto privazioni e debolezze, difficoltà e cadute prima, ma anche dopo, aver raggiunto la fama e la gloria.

Sinossi

Il 9 giugno 1870 Charles Dickens muore a cinquantotto anni a Gads Hill, la sua casa a Higham, nel Kent. La notizia del suo decesso fa subito il giro del mondo. Negli Stati Uniti, Longfellow, il poeta più famoso del secondo Ottocento americano, dichiara di non aver mai assistito a un cordoglio tanto diffuso per la morte di un autore, con «il Paese intero colpito dal lutto». Il giorno successivo alla sua dipartita, il Daily News sentenzia: «È stato senza dubbio il romanziere di quest’epoca». In Inghilterra l’opprimente senso di perdita attraversa tutte le classi sociali, in primo luogo la classe lavoratrice che si è sentita ampiamente rappresentata nelle sue opere. La percezione generale è che l’anima stessa del popolo inglese, il suo umorismo e la sua malinconia, la sua baldanza e la sua ironia, abbiano trovato una piena espressione nei romanzi di Dickens. Scrivendo questa imponente biografia dell’autore di Grandi speranze e di altri capolavori della letteratura mondiale, Peter Ackroyd non soltanto non si sottrae alla percezione dei contemporanei di Dickens, ma mostra come la sua morte, per tutti i vittoriani, sia stata la testimonianza di un’enorme transizione. Più della stessa regina Vittoria, Charles Dickens appare, in queste pagine, il rappresentante illustre di un’epoca non perché ce ne restituisce semplicemente la testimonianza, ma perché percepisce, saggia, proclama, nella sua narrativa, le svolte e i passaggi fondamentali di un secolo, sino al punto che la sua stessa vita si trasforma in «un simbolo di quel periodo». Sotto la penna di Ackroyd, la biografia di un grande scrittore diventa così uno strumento di vera conoscenza, il segno più compiuto del trascorrere di un’epoca intera.

Andrea Lupoli