Willy Monteiro Duarte, 21 anni. Ha perso la vita a calci e pugni per aiutare un amico coinvolto in una rissa. Un caso nazionale. A morire – con lui – la nostra civiltà, i valori dell’umanità intera, la cultura del popolo italiano.

L’omicidio di Willy Monteiro Duarte… cosa ci può insegnare?

Una aggressione selvaggia. Una violenza inaudita. Un ragazzo muore. La civiltà muore in una notte, a Colleferro.

La morte di Willy fa paura e diventa la sconfitta personale del genere umano, la sconfitta di un popolo – quello italiano – che è sempre stato altruista, socievole, espansivo e solare. E ora?

Come sostiene Liliana Segre, “Il pestaggio di Willy è il naufragio della nostra civiltà.”

Sì, il naufragio.

La violenza è un virus prepotente da cui non ci riusciamo a liberare…

C’è un virus più potente di qualsiasi altro, è il violento e prepotente virus del disprezzo della vita umana.

Non abbiamo più – o forse non l’abbiamo mai avuta – la consapevolezza che basta poco per perdere tutto ciò che c’è stato dato gratuitamente (la vita, la libertà, il rispetto, l’onore, ecc) a causa di una educazione vuota, superficiale, dai guadagni facili, dalla forza brutale e cieca, fatta di complessi e disturbi inconsci. Perdere il senso della ragione è diventato troppo facile. Troppo semplice. Troppo amaro.

Non vogliamo commentare oltre. Non vogliamo giudicare ambienti familiari, l’irrazionale ignoranza di qualcuno, l’intervento di una giustizia troppo spesso fragile, le strumentalizzazioni del caso, le speculazioni politiche. Passiamo il testimone a quell’insegnamento che Willy ci ha voluto lasciare con il suo esempio eroico: non chiudere gli occhi di fronte ad una prepotenza; schierarsi – anche se da soli – per difendere un amico (e chissenefrega del colore della pelle perché non è quello ad unire, sono gli anni insieme sui banchi di scuola e la rettitudine morale).

Un ragazzo, no… un supereroe.

“Abbiamo fallito tutti, padri, madri, figli istituzioni”, ha commentato uno degli amici di Willy intervenuto alla fine della fiaccolata che ieri sera ha invaso le strade di Paliano.

E nello stringerci al dolore per questa giovane vita strappata, vogliamo ancora sperare e credere che l’istruzione sia un importante fattore di crescita non solo per il singolo individuo, ma per l’intera collettività. La formazione deve necessariamente plasmare alcuni atteggiamenti perché:

La cultura agisce non come alternativa alla violenza, ma come suo elemento regolativo, codificandola e normandola all’interno di espressioni consentite da quel determinato gruppo sociale.” – (fonte web)

Non siamo bestie feroci e la vita non è un ring su cui sferrare il K.O. decisivo.

Desideriamo un mondo migliore, fatto di persone così… persone come te, Willy. 

Buon viaggio, piccolo grande eroe.

***A cura di Michela Crisci***