Gianluigi Paragone, senatore del Gruppo Misto, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Sulla vicenda Bonafede-Di Matteo

“Il M5S, attraverso i suoi leader, utilizza le persone. Ha utilizzato me, ha utilizzato Di Matteo. Siccome il Movimento è privo di consistenza, di un’intelaiatura intellettuale, ha vissuto di emozioni ma le emozioni hanno bisogno di esempi, di topoi e allora li prendono in prestito dalla società civile. Bonafede ha chiamato Di Matteo perchè aveva bisogno della figurina e gli ha detto di scegliere tra la guida del Dap e quella degli Affari penali. Di Matteo ha spiegato a Giletti che non ha scelto gli Affari penali perchè nella struttura organizzativa sono depotenziati rispetto al Dap. Quando Di Matteo ha scelto il Dap, Bonafede si è accorto che quella figurina di Di Matteo era ingombrante e gli avrebbe fatto cadere il castello di relazioni che aveva messo in piedi al Ministero e quindi non l’ha saputo più gestire. Giustamente Di Matteo si è incazzato, come mi sono incazzato io quando ho scoperto di essere stato usato. Bonafede con quella telefonata ci ha fatto una figura da sprovveduto, da superficiale, da incapace”.

Sulle pressioni degli imprenditori al governo per le riaperture

“E’ l’emergenza di chi ha capito che non può contare su un governo capace di coprire i danni economici e produttivi legati all’emergenza sanitaria. L’impegno ad evitare la propagazione del virus è fondamentale, ma non è secondaria rispetto alla sopravvivenza delle persone”.

Su De Luca e i ‘vecchi cinghialoni’

“Se anche una persona grassa si mette a correre non può essere De Luca a prenderla in giro. Ormai De Luca ha trovato il suo spazio narrativo dentro la crisi e fa il gradasso, si permette anche di offendere le persone in sovrappeso”.