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La Storia Oscura: primo maggio 1947, i tanti misteri legati alla “Strage di Portella della Ginestra” e la figura del bandito Giuliano

A “La Storia Oscura” su Radio Cusano Campus, va on air anche la storia del crimine e della criminologia. Il nostro Fabio Camillacci, curatore e conduttore del programma in onda dal lunedi al venerdi dalle 16 alle 17, in occasione del primo maggio è tornato a raccontare la vicenda della “Strage di Portella della Ginestra” (primo maggio 1947), per molti il primo vero episodio di “strategia della tensione” nella storia della Repubblica italiana. Una vicenda che a 73 anni di distanza rimane piena di lati oscuri. Stesso discorso per le gesta e soprattutto per la morte del bandito Salvatore Giuliano, ucciso in circostanze misteriose il 5 luglio del 1950.

Il contesto storico. In piena Seconda Guerra Mondiale, con lo sbarco degli Alleati in Sicilia nel 1943, l’isola entra in un dopoguerra ancora segnato da fame e povertà. Gli abitanti ricorrono al mercato nero per sfamarsi e le autorità tentano di contrastare il contrabbando dilagante. Il giovane contadino Salvatore Giuliano di Montelepre, sorpreso dalle forze dell’ordine in un traffico di grano, scappa e si rifugia sui monti della zona riuscendo a riunire col suo carisma un gruppo di banditi: la banda Giuliano. Dal 1944, l’impegno prima nel MIS (Movimento per l’Indipendenza della Sicilia), poi nell‘EVIS (l’Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia).

Salvatore Giuliano, idealista visionario. Leader carismatico, capopopolo e un ottimo comandante anche dal punto di vista militare pur non essendo un militare, il giovane “Turiddu” diventa presto “colonnello” dell’EVIS ottenendo tante vittorie. Si deve anche alla sua azione se la Sicilia ha ottenuto l’autonomia diventando una Regione a statuto speciale. Ma Giuliano è stato anche un brigante che ha finanziato MIS ed EVIS con sequestri di persona, un bandito che ha ucciso centinaia di persone, soprattutto poliziotti e carabinieri. Per molti pure un “Robin Hood” del XX Secolo visto che spesso rubava ai ricchi per dare ai poveri, al povero popolo siciliano dell’epoca.

La “Strage di Portella della Ginestra”. Il primo maggio del 1947, in questa località nel palermitano, gli uomini di Giuliano aprirono il fuoco sui lavoratori che stavano celebrando la “Festa del Lavoro” e la recente vittoria delle sinistre alle elezioni amministrative. Bilancio drammatico: 11 persone morirono all’istante, altre 3 successivamente per le gravi ferite riportate. Più di 30 i feriti. Tra le vittime anche donne e bambini. In realtà, secondo le indagini e le inchieste realizzate nel corso degli anni, si è appreso che Giuliano per screzi politici con il Pci siciliano aveva chiesto di sparare solo in aria per spaventare la gente radunata a Portella. Ma tra i suoi uomini c’erano molti infiltrati legati ai servizi segreti americani e italiani che spararono ad altezza d’uomo con armi in dotazione alle forze di Polizia e all’esercito.

La tesi prevalente. Secondo autorevoli fonti storiche, la strage di Portella in realtà fu il frutto di un intreccio tra Stato, mafia e servizi segreti. Nel 1947 infatti l’Italia di De Gasperi aveva fatto la sua scelta in quel mondo del secondo dopoguerra caratterizzato dai due blocchi contrapposti, un mondo dominato dalle due superpotenze: USA e URSS. L’Italia, anche per ricevere gli aiuti per la ricostruzione, aveva scelto di schierarsi dalla parte di Washington. E per questo, il governo guidato dal democristiano De Gasperi, nel 1947 vide l’uscita di comunisti e socialisti. Evidentemente, in Sicilia dopo la vittoria del “blocco del popolo” alle regionali, bisognava mandare un segnale forte, anticipando così quella “strategia della tensione” che caratterizzò la fine degli anni 60 e il decennio successivo.

L’intervento della criminologa e docente di materie di criminologia e di Storia della Mafia ai Master dell’Università Niccolò Cusano. La dottoressa Mary Petrillo ha confermato la tesi di un Salvatore Giuliano capro espiatorio per la strage di Portella della Ginestra, dicendo: “Quello che si deduce dagli studi storici, dalle indagini e dalle inchieste giornalistiche è che Salvatore Giuliano fu in pratica il braccio armato del potere. Dietro quella strage c’era ben altro. C’era evidentemente la mafia, c’era la politica, c’erano i latifondisti contrari all’avanzata del comunismo. E gli studi balistici hanno confermato che furono usate armi in dotazione a gruppi militari specifici”. L’intervista alla dottoressa Mary Petrillo la trovate di seguito e alla sezione podcast del sito www.tag24.it.

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