Alessio Rossi, Presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, è stato ospite del programma “L’imprenditore e gli altri” condotto da Stefano Bandecchi, fondatore dell’Università Niccolò Cusano e Presidente della società delle scienze umane, su Radio Cusano Tv Italia (canale 264 dtt).

Sulla crisi economica dovuta al Coronavirus

“Sicuramente avremo un problema di occupazione per molti settori, pensiamo alla ristorazione, al settore alberghiero, turistico -ha affermato Rossi-. I ristoranti riapriranno con un numero minore di coperti e quindi avranno bisogno di un numero minore di cameriere. Così come tante aziende che, se riapriranno, avranno meno commesse e quindi un problema di collaboratori in esubero. Questo problema potrebbe essere affrontato e superato, ma bisogna farlo velocemente. Questo non significa riaprire domani, ma studiare un approccio per riaprire. Ricordiamoci che abbiamo sì un problema di salute, ma anche un problema economico che diventa problema sociale. Pensiamo ad essere operativi e a come poter riaprire in sicurezza. Comunque non dovremmo guardare solo all’immediata riapertura, ma a tutte le difficoltà che le imprese dovranno fronteggiare. Le misure che il governo ha messo in campo aiutano la liquidità, ma le aiuta facendo indebitare aziende che arrivano già da un periodo di crisi”.

“Noi abbiamo avuto terrorismo psicologico, terrorismo di immagini, decreti annunciati e poi scritti con le cancellature, con gli errori. Questo è quello che non mi piace -ha aggiunto Rossi-. Non mi piace che manchi la condivisione, quando invece si sarebbero dovuti fare dei tavoli con tutte le organizzazioni. Adesso ci dicono che riapriremo il 3 di maggio, ma che si fa da qui al 3 di maggio? Nessuno scrive un protocollo da rispettare. Io sarei disponibile a scriverlo, ma se lo scrive Confindustria i sindacati dicono che noi siamo i cattivi che vogliono riaprire subito. Purtroppo qui c’è tanta gente che non sa di cosa parla, che non sa cos’è un’attività produttiva”.

“Questa malattia è stata riconosciuta dall’Inail come infortunio di lavoro, quindi se qualcuno che comincia a lavorare disgraziatamente si ammala o muore, i datori di lavoro avrebbero un processo penale e dovrebbero dimostrare che hanno messo in campo tutte le misure di sicurezza adeguate”.