Enrico Musso, direttore del Cieli (Centro Italiano di eccellenza sulla logistica trasporti e infrastrutture dell’Università di Genova) è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Sulla situazione a Genova e in Liguria

“La situazione ha toccato il momento di massima criticità dopo il crollo del viadotto sull’A6 e la chiusura dell’A26 –ha affermato Musso-. Nel porto di Genova entrano 4000mila tir al giorno e 3000 passano dall’A26, fortunatamente poi c’è stata una riapertura parziale. Considerando che il Ponte Morandi è ancora chiuso, con 3 connessioni autostradali su 5 interrotte c’è stata una condizione di sostanziale paralisi. Il Comune ha adottato una misura di emergenza rendendo gratuito il trasporto pubblico. Le stime fatte in questi giorni parlano di un rischio di riduzione del traffico del 40%, quindi il valore diretto di questi scambi commerciali che si reggono sui porti di Genova e Savona è già grave nell’immediato. Ma l’effetto economico negativo principale si potrebbe verificare qualora dovessero intervenire delle scelte di tipo strategico dei grandi player di trasporto internazionale di eliminare i porti liguri dai loro percorsi. Se questo avvenisse poi non basterebbe più sistemare le cose come prima, ma bisognerebbe convincere quei player a cambiare strategia e tornare nei porti liguri”.

Sulle concessioni autostradali

“Lo Stato non ha effettuato il suo ruolo di controllo. I governi hanno abdicato a questa funzione di controllo e i concessionari si sono indirizzati verso l’obiettivo del profitto senza il vincolo di dover tenere la situazione sotto controllo. Inoltre queste concessioni non dovrebbero essere eterne, ci dovrebbero essere nuove gare anziché prorogare continuamente le concessioni esistenti”.

 

Sul futuro del trasporto merci

“Le grandi linee di tendenza della logica attuale che è quella di preservare l’ambiente sono quelle di cercare di trasferire una parte del traffico su gomma sul trasporto ferroviario e anche nell’ambito del trasporto su gomma di passare dal motore tecnico a quello elettrico. Dove il dibattito è molto divisivo è quando si scontrano quelli che dicono sì alle grandi opere e  vogliono più infrastrutture e quelli che invece vogliono fermarsi e consolidare le infrastrutture esistenze. Se facciamo l’esempio di Ponte Morandi, al di là dei mancati controlli, evidentemente è emerso con evidenza che l’eccesso di traffico ha causato il degrado e poi il crollo del Ponte. La famosa Gronda, che era sostanzialmente un raddoppio del viadotto, dopo 30 anni ancora non c’è e questa è una delle concause che hanno determinato il crollo”.

Sullo stato dei viadotti in Italia

“Se gli italiani possono stare tranquilli quando viaggiano sulle autostrade? Se provassi ad approfittare della mia carica per dare una risposta tecnica mentirei, anche perché gli stessi ingegneri del mio centro dovrebbero verificare lo stato di ogni viadotto prima di poter dare una risposta tecnica. Da cittadino, per questi e altri episodi minori che si succedono sulla rete autostradale, tanto tranquillo non lo sono. Nel mio piccolo cerco di non utilizzare certi metodi di trasporto”.