Beatrice Fazi, con la versatilità che la contraddistingue, si immedesima in cinque donne, cinque caratteri, cinque generazioni diverso in Cinque Donne del Sud, al Teatro Sala Umberto, il 28 e 29 ottobre. Il testo di Francesca Zanni, con un tono sempre in bilico tra il brillante e la commozione e uno sguardo fortemente ironico su chi siamo stati e chi diventeremo, ci racconta di come è cambiata la nostra vita: la coppia, il rapporto tra madri e figli, l’emancipazione femminile. Ma anche di come, nonostante tutti i progressi fatti, quando si parla di sentimenti, siamo sempre alle prime armi.

Le cinque protagoniste, caratteristiche in comune

“Si trovano in cinque posti diversi del mondo, ma ognuna di loro è figlia della protagonista precedente – ha osservato Beatrice Fazi, in diretta a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus – c’è una staffetta mamma-figlia che parte dal 1887, dall’entroterra del Cilento. La protagonista partorisce la figlia, che partorisce un’altra figlia, un’altra ancora… Mia partorirà Nirvana, ragazzina dei giorni nostri, sedicenne che con le idee molto chiare.”

Beatrice Fazi, cilentana trapiantata a Roma, ha raccontato di essere molto legata al Cilento. La prima delle donne che interpreta è quella che la emoziona di più. “E’ una mia antenata, le mie origini quelle di mia madre sono cilentane, lo spettacolo parla di emigrazione – si è congedata così l’attrice – sono emigrante, da Salerno mi sono spostata a Roma in cerca di fortuna, sono mamma di quattro figli, partorire in scena mi coinvolge moltissimo, sono una donna che ha dovuto recuperare le sue origini. Siamo stati generati da una pianta che non dobbiamo disprezzare, bisogna rispettare e valorizzare le proprie origini.”

La mamma meridionale, la ribelle femminista, la figlia dei fiori naif, la manager e l’adolescente nativa digitale: ognuna di queste donne ci fa conoscere un pezzo di storia. Queste cinque donne non si capiscono, ma in fondo si assomigliano.

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