Per le vittime secondarie di femminicidio in Italia il futuro resta incerto.  L’unica stima parla di “1600 orfani tra il 2000 e 2014, dei quali il 60% affidati ai parenti materni, lasciati soli dopo il trauma”.

La legge n.4 dell’11 gennaio 2018, entrata in vigore il 16 febbraio dello scorso anno, introduce per la prima volta tutele per gli orfani come l’accesso al gratuito patrocinio, l’assistenza medico-psicologica, la sospensione della pensione di reversibilità all’omicida, la possibilità di modificare il cognome. Sul fronte economico, il fondo per le vittime di mafia, usura e reati intenzionali violenti viene esteso agli orfani di crimini domestici, con 2 milioni di euro in più l’anno per borse di studio, formazione, inserimento lavorativo. La legge di bilancio stanzia, inoltre, 2 milioni per borse di studio e orientamento e 3 milioni a favore delle famiglie affidatarie.

Il problema è che sull’erogazione delle risorse è ancora tutto fermo. Oltre il danno la beffa, verrebbe da dire.

Questi ragazzi non sono più soli, almeno dal punto di vista psicologico: da un anno e mezzo è nata infatti l’Associazione Edela che si occupa proprio del sostegno psicologico degli orfani delle vittime di femmincidio, di tutti quei bambini e ragazzi che hanno visto sotto i loro occhi il massacro delle loro madri da parte del padre o dei compagni di queste donne. In Italia i numeri delle vittime restano ancora drammatici: viene infatti uccisa una donna ogni 72 ore. Chiaramente il pensiero, in primis quello delle cronache, va immediatamente alla vittima, alla donna uccisa. Ma ai figli di queste chi ci pensa a parte i nonni, se si hanno ancora? L’Associazione Edela si occupa proprio di cercare di garantire un futuro a questi bambini che da soli non potrebbero chiaramente vivere e che hanno bisogno in primis di un supporto psicologico in grado di sostenerli alleviando le sofferenze subìte e i traumi interiori.

Roberta Beolchi è la Presidente dell’Associazione Edela a supporto degli orfani delle vittime di femminicidio: intervenuta a Un Giorno Da Ascoltare ha spiegato di cosa si occupa nel concreto.

L’Associazione Edela

Sono scesa in campo da diversi anni perché notavo una totale indifferenza nei confronti di questi bambini non capendo che subito dopo questi femminicidi, le vittime diventano i bambini, i figli delle donne uccise dai loro compagni o mariti e le loro famiglie affidatarie che sono per la maggior parte dei casi i nonni materni. Viaggiando nell’Italia mi sono resa conto che ci sono tante situazioni drammatiche differenti e vorrei provare ad essere la loro portavoce: la voce di tutti questi piccoli che saranno il futuro della nostra società.