La dieta da like e l’ossessione da selfie perfetto. Ad esserne colpite soprattutto le ragazze. Maschi ancora meno compulsivi. Ansia per tutti quando si posta una foto.

Sono sempre più numerose le critiche che vengono rivolte alle piattaforme di social media per il loro impatto negativo sulla salute mentale degli utenti, soprattutto dei bambini e degli adolescenti, tanto che in alcuni Paesi si stanno effettuando sperimentazioni che impediscono la visione del numero dei “mi piace”, finalizzate al comprendere come tutelare maggiormente i ragazzi e come prevenire l’ossessione da like. La ricerca compulsiva dell’approvazione social sta intaccando l’autostima dei ragazzi, favorendo una diminuzione delle connessioni reali e condizionando il loro umore, fin dall’infanzia.

Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza rilevati su un campione di circa 12.750 studenti di scuole secondarie di primo e di secondo grado su tutto il territorio nazionale, si tratta di un problema concreto che condiziona, non solo l’emotività, ma anche i loro comportamenti. Circa 1 adolescente su 10 decide di effettuare una dieta per apparire più bello nei selfie, già a partire dagli 11 anni di età.

La dieta da like, quella che dovrebbe portare a scattare il selfie perfetto, è un problema ancora prettamente femminile (l’80% sono ragazze). Il 45% circa del campione totale scatta anche tantissimi selfie nella stessa posa per avere la possibilità di scegliere quello migliore, ovviamente da modificare con filtri o fotoritocco, prima di essere pubblicato. I maschi sono decisamente meno compulsivi in questo scattare innumerevoli selfie alla ricerca della perfezione, mentre alcune ragazze arrivano addirittura a farne centinaia per volta. Sono quasi 3 su 10 gli adolescenti dai 14 ai 19 anni, e il 22% dagli 11 ai 13 anni, che dichiarano di avere l’ansia prima di pubblicare una foto per paura che non possa piacere, che non ottenga consensi o che venga criticata. Una sorta di ansia da prestazione e di ansia da esposizione: gli altri diventano pubblico che, seppur dietro uno schermo, osserva, risponde e giudica, anche severamente.

Ci sono anche 3,5 adolescenti su 100 che monitorano chi mette i like alle foto o alle storie dei loro amici, dei loro nemici e dei loro concorrenti, e l’aspetto allarmante è che entrano in questa macchina dei like già a partire dagli 11 anni di età, nonostante, non potrebbero farlo. La maggior parte di loro, poi, lo fa con l’approvazione dei genitori che spesso e volentieri avallano le richieste dei figli senza capirne la reale pericolosità.

A volte mi sembra che navighino in balia dell’andamento dei follower, dei like e dei commenti”, sottolinea la dott.ssa Maura Manca, Psicoterapeuta esperta nelle problematiche adolescenziali e Presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza.

Non può essere che l’emotività e l’umore siano condizionati da un numero o dalle parole di un commento, significa che a questi ragazzi mancano delle basi solide su cui poggiare. Sono esposti troppo precocemente alla vetrina dei social, a contenuti e a un network – anche adulto- che si basa su ciò che si fa vedere, sull’estetica e sul personaggio che si decide di mostrare. Nel contempo, sono infantilizzati emotivamente, quindi fragili e, di conseguenza, condizionabili. Molti di loro mi confidano che la paura di perdere i follower o i like, e che tutti gli utenti vedano questa sorta di decadenza del profilo, genera angoscia e crea quella condizione mentale per cui ci si mette a dieta, si compra il cellulare performante, si scaricano le app per modificare le foto e si studiano le pose e le luci migliori. La popolarità gratifica e genera un’illusoria sicurezza personale; al contrario, commenti dispregiativi e pochi like condizionano l’umore e l’autostima in negativo. Chi non regge più il confronto decide di chiudere il profilo e di eliminare l’ansia da social. Per questo credo che possa essere utile non vedere più il numero di like sotto ogni immagine (salvo che non si decida di condividerla), soluzione che però creerà non pochi problemi in quei ragazzi che colmano i propri vuoti con i like in quanto non potranno più vantarsi di ottenere più consensi di altri, come se il valore della persona fosse pesato in base ai numeri e non ai valori. Il proprio profilo rischia di diventare l’unico specchio nel quale riflettere la propria persona, in un’immagine che resta distorta e in un senso di sé alterato dalla misura in “like”.

(fonte Osservatorio Nazionale Adolescenza)