Il Marocco punta a diventare il principale snodo commerciale nello spazio euro-mediterraneo, imponendosi come un ponte tra Nord Africa, Africa e Europa. Sarà così, il primo porto dell’Africa, superando Durban, in Sudafrica, e Port Said, in Egitto. Questo grazie a Tanger Med 2, l’hub inaugurato a fine giugno. Una volta entrato a pieno regime, dovrebbe essere in grado di triplicare la capacità del porto di Tangeri.

Il Marocco potrà diventare il primo porto dell’Africa entro il 2025 grazie ad un progetto voluto dal Re

Si tratta di un progetto finanziato con fondi pubblici e privati e che ad aggiungersi a due piattaforme già presenti e operative da una decina d’anni. Tanger Med 1 e il porto passeggeri, che sorgono in continuità a pochi chilometri a ovest di Tangeri.
Stando ai costruttori, entro il 2025 l’intero complesso sarà in grado di accogliere 9 milioni di container, a fronte dei 3 milioni attuali. Non solo, ma sarà in grado anche di gestire il passaggio di 700mila tir, di un milione di veicoli e di di ben 7 milioni di passeggeri all’anno.

Un mega progetto “ideato dal re Mohammed VI, strategico, integrato e sostenibile, che permette di inserire il nostro Paese nel commercio internazionale” dice Hassan Abkari, direttore generale aggiunto di Tanger Med Port Authority, la compagnia pubblica che gestisce la piattaforma portuale.

L’hub guarda anche oltre lo spazio euro-africano. Un altro 40 per cento dei traffici di Tanger Med coinvolge Asia e Americhe. La Spagna gode di una posizione di primo piano: grazie al porto di Algeciras, prospicente quello di Tanger Med, è stato possibile stringere una collaborazione molto forte e proficua. Una collaborazione formalizzata a febbraio con la firma di un accordo di partenariato tra il re del Marocco Mohammed VI e quello di Spagna Filippo VI, volto a facilitare il traffico delle merci e delle persone attraverso lo Stretto. “Passando da noi e poi da Algeciras – calcola Abkari – le merci impiegano otto ore per raggiungere Madrid, 48 per Parigi”.

Una collaborazione formalizzata a febbraio tra il re del Marocco Mohammed VI e quello di Spagna Filippo VI

Su una delle colline che guardano verso il porto campeggia la scritta in arabo “Allah, wal-watan, wal-malik”, vale a dire “Dio, la patria, il re”. Un adagio che ben richiama i pilastri su cui poggia il Marocco, un Paese il cui sovrano da anni promuove azioni volte a far crescere l’economia. Il direttore Abkari fornisce alcuni dati. Il complesso in dieci anni ha creato 75mila nuovi posti di lavoro – 5mila nel porto, più di 70mila nelle oltre 900 imprese connesse al progetto. E il 98 per cento dei lavoratori sono “locali”, assicurano al porto. Perché sebbene Tanger Med abbia convinto molte aziende straniere a delocalizzare qui – grazie anche a particolari agevolazioni fiscali – nelle filiali non lavorano molti “foreigners”.

Quello dell’automotiv è il primo settore: decine le file di auto Renault-Nissan e Dacha ferme al porto, in attesa di essere esportate. A seguire, aeronautica, tessile e agribusiness. Importanti anche i settori dell’elettronica, del biomedicale e delle rinnovabili, per un giro d’affari di 8,3 miliardi di dollari. Anche la tutela dell’ambiente sarebbe stata garantita. Parte dei profitti vengono poi impiegati in progetti di sviluppo locale, tra cui educazione e salute, implementati dalla Tanger Med Human Development Foundation. Tra il 2007 e il 2017, questi i numeri ufficiali, sono stati raggiunti oltre 200mila beneficiari a Tangeri e nella provincia.

                                                                                                                                                       fonte DIRE