Claudia Giordani: “Le donne nello Sport devono essere più rappresentate”
L’apripista della Valanga Rosa è intervenuta sull’attualità di Cortina e Milano ma anche e soprattutto sull’emancipazione femminile nei teatri dell’agonismo
Claudia Giordani ha scritto la storia dello Sci Alpino aprendo la stagione della Valanga Rosa negli anni ’70 quando già imperversavano, sulle piste di tutto il mondo, Gustav Thoeni e Piero Gros. E’ venuta di recente a Roma, per una stupenda manifestazione dedicata all’Indomita Roma, la sola squadra romana capace di conquistare, esattamente 70 anni fa, il titolo tricolore nella Pallacanestro femminile. In quella compagine agivano quelli che sarebbero stati i suoi genitori; la Mamma da cestista di comprovato talento, e l’illustre genitore, Aldo, futuro telecronista RAI di Basket, e all’epoca, con il collega Toti, allenatore di quella indimenticabile realtà.
Con l’ex stella del firmamento delle donne sulle piste di Sci abbiamo parlato di diversi argomenti, nella trasmissione “Sport Academy”.
Grande soddisfazione, per l’assegnazione dell’Olimpiade invernale del 2026, a Milano-Cortina…
“Sì, per tutto lo Sport, ed in particolare per chi ama gli sport invernali. Una grande opportunità, una grande responsabilità, una bellissima strada da percorrere, anche per le nuove generazioni”.
Ci si può organizzare con calma, visto che il 2026 è ancora lontano, c’è tempo, per “andare a dama”.
“Programma molto preciso, attento a molti aspetti, alla sostenibilità. Quest’ultima è richiesta dal Comitato Internazionale Olimpico. Non solo questioni di agonismo e sport, ma altrettanto importanti. La “legacy”, l’eredità che l’Olimpiade lascia sui territori”.
Livigno, la Valtellina. Gioielli non solo sportivi!
“Per il territorio di montagna è un grandissimo riconoscimento, per le nostre Alpi. Le più belle, più ricche di storia, tradizione e sicuramente un patrimonio da valorizzare, anche con queste manifestazioni”.
Una fratellanza con altre parti d’Italia, anche frequentate da lei, Giordani.
“Sì, per fortuna sono località che riesco ancora a frequentare. Questo essere insieme, costruire qualcosa su più territori, è stata una cosa riconosciuta. Risultato fantastico, senz’altro, per tutti”.
Anche l’appoggio grintoso degli atleti, ha lasciato l’impronta a livello internazionale.
“Presentazione di una squadra efficiente ed appassionata, con competenze ed entusiasmo. Gli atleti e le atlete che hanno potuto parlare, hanno riscosso un grandissimo successo. Hanno espresso una professionalità, ma anche l’amore per lo Sport ed il rispetto per i valori olimpici”.
Grazie a voi donne dello sci, ma anche al Calcio con il Mondiale femminile, si è riaperta la questione della tutela delle donne rispetto all’universo maschile. Qual è il suo pensiero?
“E’ un argomento che mi sta molto a cuore. Da tempo cerco di fare informazione e provare a migliorare la situazione degli sport femminili. Sin da quando ero giovane, gareggiavo, e lo sport femminile non aveva attenzione e rispetto. Fu molto duro, provare a gareggiare ad alti livelli. Ora la situazione è migliorata e le atlete sono rispettate. La stessa cosa sarebbe bello succedesse a livello dirigenziale. Sono poche le donne nello Sport, una percentuale bassissima in Italia, rispetto alle altre nazioni. Anche le donne devono prendere coscienza che i ruoli possono essere diversi, non è solo agonismo. Possibile anche per loro, e questa candidatura è importante anche per questo”.
Recentemente lei è venuta a Roma, perché 70 anni fa la squadra femminile di Basket vinse l’unico scudetto, nella Capitale. Suo padre Aldo era un responsabile tecnico importante. Che festa è stata?
“Bellissima ricorrenza. Anche perché una delle ragazze di questa squadra, con questo nome affascinante, Indomita Roma, era la mia mamma, Francesca Cipriani”.
Si sono conosciutti tramite la Pallacanestro?
“Esatto, come succede nello Sport ci sono storie anche romantiche. Si sono conosciuti, e sposati qualche anno dopo”, racconta commossa e partecipe Claudia Giordani”.
Che riflette e aggiunge qualcosa di rilievo, sulla condizione femminile: “Mia Mamma, in quel periodo, forse aveva più attenzione e rispetto, in confronto a quanto ne abbia avuto io, qualche tempo e una generazione dopo. Dopo il ’68 è stato un periodo difficile per le donne sportive. Nel 1967 c’è stato l’episodio storico, a Boston, nella Maratona, con una ragazza che partecipò (all’epoca era proibito). Hanno provato a fermarla, anche violentemente”.
Kathrine Switzer!
“Sì, lei. A vent’anni con coraggio, ha provato a cambiare le regole”.
Una battaglia culturale.
“Esatto. Senza perdere l’attenzione, le cose possono cambiare nuovamente. Ora le atlete sono sulla bocca di tutti “Le campionesse dell’Italia, nel Calcio”, ma in pochi sanno il percorso faticoso che c’è stato, e che c’è ancora. Non è così semplice, raggiungere grandi risultati”.
Testo elaborato dal radiocronista sportivo Giulio Dionisi