Pregiudizi, xenofobia e altri sentimenti superficiali affini: dove hanno origine? Qual è la funzione dei mezzi di comunicazione nell’arginare le paure e l’incattivimento verso gli stranieri, o i diversi? Ne abbiamo parlato su Radio Cusano Campus, partendo dal caso della famiglia di Casal Bruciato e abbiamo provato a definire i contorni del problema, col prof. Marino D’Amore, dottorando Unicusano.

Il linguaggio dei mezzi di comunicazione

Il primo e più importante fattore che incrina il pensiero sugli stranieri è il linguaggio e la descrizione che ne deriva dai mezzi di comunicazione. “L’uso, da parte dei mass media, di certi termini induce all’odio – ha osservato il sociologo e criminologo D’Amore – parole come rifugiato, clandestino, vengono usate a vanvera, perché non se ne conosce il significato.”

Roma

Avere pregiudizi a prescindere, odiare, insultare gli altri per sentito dire non dovrebbe rientrare nei comportamenti di persone che vivono nella più internazionale delle città, cioè Roma. “Un lavoro culturale può contribuire a migliorare le cose. Roma è una città cosmopolita, che non ha adottato un modello di integrazione efficace, tuttavia è necessario alfabetizzare le generazioni, costrette ad un incontro tra culture – ha osservato D’Amore – al momento sta soffiando un vento ultra destrorso, su gran parte dell’Europa e in Italia, e questi sono alcuni degli effetti.”

Le vecchie generazioni

Pregiudizi e disprezzo: quante volte avete sentito parlar male dei migranti, o di persone che si trovano in Italia per guadagnarsi da vivere e costruirsi un buon futuro? “Le vecchie generazioni vengono da periodi storici che si stanno riproponendo e che ripropongono determinate distanze tra culture – ha sottolineato Marino D’Amore – e non sono in grado di fare un salto di qualità nei rapporti perché non hanno gli strumenti. Le élite dovrebbero gestire questo passaggio.”

Ai tempi della società liquida “l’individualismo si è molto acuito: tacita, limita e inibisce il dialogo. Il nostro sistema sociale è improntato verso il consumismo, e gioie effimere – si è congedato il prof. D’Amore – anche nei rapporti personali non si è disposti alla comprensione dell’altro.”

 

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