Concorsi truccati, Sciré: “Giustizia è fatta. Sentenza esemplare, che sia da monito”. La commissione del famigerato concorso condannata penalmente.

“Non vi meravigliate se dico che molti concorsi universitari in Italia si svolgono con modalità simili a quello che è successo nel mio caso, per cui d’ora in poi tutte le future commissioni dovranno tenere conto dell’esito di questo processo, i docenti che abusano rischieranno in prima persona di pagare (…) La giustizia ha fatto il suo dovere, ma ora da parte delle istituzioni e della politica noi aspettiamo i fatti, se non arriveranno, allora l’associazione “Trasparenza e Merito – L’Università che vogliamo” farà più in generale, nei vari casi con gli atenei, e se necessario anche nei confronti del ministero, esattamente quello che io ho fatto contro la commissione nella mia vicenda, andare fino in fondo”.

Questa è la dichiarazione, tra le altre, che ha rilasciato ai microfoni di Open Day Giambattista Sciré, vittima del malaffare accademico per aver partecipato ad un concorso truccato all’università di Catania:

“Giustizia è fatta. Si tratta di una condanna simbolicamente esemplare, che deve fungere da monito alle commissioni per il futuro del reclutamento universitario italiano. La macroscopica condotta irregolare, già sanzionata a livello amministrativo, è stata confermata come reato penale. Le sentenze della giustizia amministrativa (Tar Catania nel 2014 e Consiglio di Giustizia amministrativa della Regione Sicilia nel 2015) avevano infatti certificato le irregolarità sulla base della non congruità rispetto al settore scientifico-disciplinare dei titoli e pubblicazioni (in Storia dell’architettura e Progettazione urbanistica) della candidata risultata illegittimamente vincitrice del concorso (non in possesso all’epoca del titolo di dottore di ricerca), ma adesso il tribunale ha sentenziato il reato dal punto di vista penale, accertando l’intenzionalità e il dolo nella violazione del bando di concorso e del decreto ministeriale, sulla base degli elementi che saranno scritti nella sentenza”.

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