Paolo Berdini, ex assessore all’urbanistica del Comune di Roma, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Cosa succede in città” condotta da Emanuela Valente su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Sul progetto dello stadio della Roma a Tor di Valle, il Comune potrebbe incorrere in sanzioni se venisse meno l’interesse pubblico?

 “Ma quando mai? Questa è una bugia atroce –ha affermato Berdini-. La delibera di Marino diceva che la condizione assoluta per dire sì allo stadio era che la metà degli spostamenti degli spettatori dovevano essere garantiti dal ferro, questa condizione non è ancora stata ottemperata dalla Roma con i progetti. Quindi si può revocare l’interesse pubblico, senza nessuna penale, come bene ha fatto il IX Municipio ieri. Questo la Raggi lo sa benissimo, ma evidentemente non lo ha memorizzato bene. Io sono favorevole allo stadio, ho sempre detto che c’erano altri luoghi più adatti per costruirlo. Purtroppo però la buona amministrazione ha dovuto soccombere al malaffare. La sindaca dice che il M5S ha gli anticorpi? Lanzalone l’hanno chiamato loro, non è sceso da Marte. Chi ha lavorato insieme a me per sbloccare il progetto stadio è stato Ferdinando Imposimato, un uomo straordinario che ha dato la sua vita per la legalità di questo Paese. Imposimato era stato il candidato del M5S al Quirinale, è stato abbandonato dalla sindaca Raggi e sostituito con Lanzalone. La Raggi dovrebbe spiegare come mai ha sostituito un magistrato integerrimo come Imposimato con Lanzalone”.

Montino propone lo stadio a Fiumicino

 “No, lo stadio deve essere costruito a Roma e deve servire a riqualificare le periferie più brutte d’Europa –ha dichiarato Berdini-. Mi dispiace per Montino, ma questa è una risorsa della città di Roma”.

Sullo stato dello Stadio Flaminio

“Stiamo abbandonando un gioiello di inestimabile valore della Roma degli anni 50/60, in un quartiere meraviglioso. Il Flaminio vive nel degrado più totale, è abbandonato ed è sempre peggio. Non siamo arrivati ancora al peggio ma se aspettiamo altri vent’anni di abbandono crollerà da solo, com’è stato per il Velodromo olimpico dell’Euro. Facciamo delle cose che lo rimettano ad uso di una città che ne ha bisogno, perché così si completano pezzo per pezzo i quartieri storici di Roma. Il pubblico deve tornare a pensare in grande alla sua città. Si può salvare ancora, si può ristrutturare senza abbatterlo, rispettando la meraviglia dell’architettura Nervi”.

La proprietà

“Il Coni ha rinunciato alla gestione dello stadio, il Flaminio è del Comune che non fa niente per ristrutturarlo. Non lo fa, secondo me, per una mancanza di prospettive e di volontà perché per un luogo che sta a un chilometro da piazzale Flaminio, dai luoghi più belli di Roma, i soldi si trovano. La Fondazione Ghetti ha elaborato una proposta, anche loro potrebbero contribuire, altri sponsor potrebbero contribuire. Il problema è che se l’Amministrazione è ferma non ci sarà mai nessuno che investe. L’Amministrazione invece deve trovare forza per coinvolgere i privati che metterebbero dei soldi. I privati possono intervenire”.

Accordi tra pubblico e privato

I contratti tra pubblico e privato sono noti e utilizzati in ogni città del mondo. Una struttura si può dare in comodato d’suo, in affidamento. Ma bisogna avere un’idea generale, che riguarda tutto quel meraviglioso quartiere Flaminio, completarlo con l’uso dello stadio. Questa è un’opera che deve fare solo il Comune, solo la parte pubblico può avere una visione d’insieme. Poi i privati si possono coinvolgere ma se manca l’input pubblico tutto resta fermo. Io consiglierei a un privato di investire sullo Stadio Flaminio, il ritorno d’immagine sarebbe straordinario. Sarebbe un affare per la città, per il Comune e per colui che investe. Non siamo più capaci di rispolverare i nostri gioiello, li lasciamo marcire”.