Il 66% dei millenials è colpito da ‘workaholism’, la sindrome da dipendenza dal lavoro che colpisce le generazioni di lavoratori più giovani. Il dilatarsi del tempo dedicato al lavoro e l’assottigliarsi delle ore di libertà sono diventati temi sempre più critici, soprattutto per la generazione dei millennials.

La dipendenza dal lavoro è la compulsione di lavorare incessantemente

Secondo uno studio americano pubblicato su Forbes, il 66% dei nativi digitali ha ammesso di sentirsi affetto da ‘workhaolism’, termine coniato nel 1971 dallo psicologo Wayne Oates nel libro ‘Confessions of a Workhaolic: The Facts about Work Addiction’ . La dipendenza dal lavoro non è altro che “la compulsione o l’incontrollabile necessità di lavorare incessantemente”. Ma la ricerca fa emergere anche dati allarmanti secondo cui il 63% dei millennials ha rivelato di essere produttivo anche in malattia. Mentre il 32% ha dichiarato di lavorare anche in bagno e il 70% di rimanere attivo nel weekend. E ancora, secondo un sondaggio pubblicato sul Washington Examiner, il 39% dei nativi digitali sarebbe disposto a lavorare perfino in vacanza, all’interno di una vera e propria ‘workcation’.

Altri aspetti che risentono del lavoro eccessivo sono sicuramente quelli personali, fra cui le relazioni sentimentali. In una ricerca su un campione di oltre 300 donne Bryan Robinson, professore alla University of North Carolina-Charlotte, ha riscontrato che il rischio divorzio è altissimo. Infatti, solo il 45% dei workaholic riesce ad evitarlo contro l’84% della popolazione. E ancora, il dott. Justin Bazan in uno studio pubblicato su Daily Mail ha evidenziato come il 58% dei giovani lavoratori della fascia 18-32 ha accusato forti problemi alla vista a causa del tempo eccessivo trascorso al computer.

Un esempio drammatico e lampante è rappresentato anche dal fenomeno degli Hikikomori. Si tratta di adolescenti perennemente catturati dal web che decidono di non uscire di casa durante l’intero arco della giornata. Trend negativo che si pensava interessasse esclusivamente il Giappone, ma che negli ultimi anni ha interessato anche l’Europa e il Belpaese.

                                                                                                                                                  Fonte DIRE