Amore violento: esiste una sparuta percentuale di donne che ritiene giusto dare una seconda chance ai partner, dopo aver vissuto conclamate situazioni di pericolo. Sono circostanze dove viene perpetrata violenza fisica o psicologica. Cosa spinge costoro a sperare in un cambiamento? 

Come si fa ad amare un energumeno?

“Rileggendo le dichiarazioni della signora di Genzano ho notato che ha affermato lo amo ancora, è malato. Il caso mi ha dato lo spunto per riflettere, durante un incontro di formazione con la Polizia Regionale, dove mi dissero: ‘Portiamo via donne tumefatte, distrutte, tornano a casa e dicono di non voler far nulla al marito.’ Parliamo dell’1% del totale, sono una piccolissima minoranza – ha osservato Maurizio Montanari, intervenuto a Tutto in Famiglia, su Radio Cusano Campus – quando si verificano casi di relazioni violente l’opinione pubblica prende scandalo, non ci capisce come si possa dire di voler amare un energumeno, un picchiatore, o chi fa del male ai bambini.” 

Il modello affettivo masochista

“Ascoltando i racconti di queste donne si nota che, nel modo di apprendere i rudimenti affettivi, c’è stata una forte impronta ad un rapporto di tipo masochista – ha sottolineato Montanari – essere oggetto dell’altro è il modello che a queste donne viene dato come strumento per relazionarsi all’uomo. In un libro che ho scritto c’è la storia una ragazza preadolescente che vedeva la madre che prendeva botte dal marito e che le diceva: sposarsi significa questo.”

Uscire da determinate situazioni

“La modalità con cui si è usciti da quella situazione è stata di allontanare la donna dalle mura della violenza, portarla a retrodatare i fatti, fino a che lei si accorge quando questo insegnamento è avvenuto. Al momento in cui ci si rende conto che è stato un modello impresso il persecutore diviene energumeno come tanti: serve tempo, tenacia e tanta pazienza.” 

Amore violento: come inquadrare i carnefici? “Smettiamo con la questione del disagio mentale di questi uomini, questi non sono soggetti malati di mente, ma persone che vivono in un’ottica di violenza. Questa diviene l’unico strumento per godere della propria vita – si è congedato lo psicoterapeuta Montanari – quanto alla violenza psicologica vorrei riportare il caso di un uomo che ha perseguitato una donna per cinque anni di fila. Fu una violenza psicologica fortissima, e dimostra che è possibile distruggere le persone senza alzare le mani.”

 

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