Marzorati sa andare ancora a Canestro, con Cantù. Per, Cantù. Qué (soprav)viva, Cantù

Un meraviglioso appello lanciato dallo storico Capitano brianzolo per salvare uno dei quadri più belli, della Pinacoteca della Pallacanestro d’Italia in Europa e nel Mondo. L’assist migliore? E’ di un Coach, Valerio Bianchini. Le stupende parole indirizzate da “PIERLO” al VATE del Basket di casa nostra, e quelle, meravigliose, a DINO. E una dedica sentita, al “preoccupato” Petrucci…

 

Il grido di allarme lanciato da una figura importante del livello di Pierluigi Marzorati al sito giornaledicomo.it è stato ripreso da Valerio Bianchini e dalla Gazzetta dello Sport con l’ex tecnico di Cantù, Roma, Pesaro e Nazionale sui social, che ha fatto molto rumore. Cantù rischia di scomparire e l’ex capitano della formazione brianzola ha radunato tanti ex giocatori, della sua compagine e degli avversari, del periodo più bello, della Pallacanestro italiana. E’ intervenuto nella trasmissione quotidiana “Sport Academy” e ha parlato in maniera diretta e chiara, come ha sempre fatto, mettendoci faccia, sincerità, credibilità personale e sportiva. Tutte insieme.

Se esistesse un Mount Rushmore della Pallacanestro d’Italia il nostro ospite Pierluigi Marzorati sarebbe lassù, con Meneghin e Riva, anche se in America i presidenti di quel monumento sono quattro.

“Non dimentichiamo che c’è stato Carlton Myers, ci sono stati anche altri giocatori che hanno contribuito a portare medaglie alla nazionale! Comunque vi ringrazio di questa vostra considerazione nei miei confronti”.
Credo che, al di là dell’occupazione professionale di ingegnere e di tessitore di gioco, costruttore e finalizzatore, con la Pallacanestro Cantù e la nazionale azzurra, abbia abbastanza esperienza e saggezza per capire che quando si parla di Cantù si parla di lei, del presidente Allevi, di Antonello Riva e di Gianni Corsolini. Le pietre miliari di un club che, non rappresentando una grande città, ha conquistato prima l’Italia, poi l’Europa e quindi il Mondo. Cosa sta succedendo, in quella splendida cornice cestistica e geografica d’Italia?
“In questi tre anni c’è stato questo intervento di questo ex giocatore, diciamo, che doveva entrare in una certa maniera; per tre anni ha portato dei soldi, anche se francamente non erano suoi ma della banca, che lui ha ricevuto in prestito. Purtroppo adesso è venuto fuori quello che è venuto fuori e quindi siamo nella situazione che lui ha dichiarato, di non avere più la possibilità di intervenire e quindi dovremmo rimboccarci le maniche”.

Lei crede, visto il carisma che rappresenta individualmente e con altri grandi personaggi del basket della Cantù di qualche tempo fa, possa capire quel suo grido di dolore? Bianchini su Facebook ha amplificato questo grido, lanciato sul sito giornaledicomo.it e noi ci siamo messi le mani nei capelli: se interviene uno come lei in una situazione del genere, significa tanto. Non vogliamo nemmeno pensare, ad una serie A senza Cantù!

“Ci sarà sempre un futuro, di Cantù, e siamo tutti convinti di questo. In che termini, in che modi e quando è il tempo, che deciderà. La cosa più brutta che c’è adesso in atto è il fatto che sia stato un fulmine a ciel sereno, anche se era prevedibilissimo. Tutti quelli che amano la Pallacanestro Cantù, io in primis, ha la giustificazione e l’espressione per interpretare questa tragedia che ci è capitata. Ci sta mettendo uno contro l’altro perché tutti pensano di avere la soluzione, nessuno è preparato. Ma siamo uno contro l’altro!”, dice in maniera sentita e accalorata, Marzorati.

Non è così, che si risolve il problema, ce lo insegna lei, che di partite all’ultimo secondo ne ha giocate tantissime.

“Lo so, però l’emozione, l’emotività delle persone, purtroppo non siamo tutti uguali. Ognuno ha informazioni diverse e sicuramente, su esortazione di uno dei capi degli ultras, che mi ha chiesto di non nominarlo più, ha chiesto di mantenere la calma, e metterci a lavorare insieme. Non è però così facile perché io e lui possiamo essere d’accordo, ma dobbiamo mettere d’accordo 3000 abbonati, che erano quelli di 3 anni fa. 200 aziende che ruotavano intorno a Cantù e dobbiamo recuperarle”.

Una per una, facendo il porta a porta? Marzorati, playmaker di grande sostanza e concretezza, prosegue, come ai tempi aurei, del Basket brianzolo: “Bisogna fare un progetto ed in testa io ce l’ho. Per esempio noi ex giocatori ci stiamo muovendo ed abbiamo approfittato della mano che ci hanno teso gli ex giocatori di Milano, dove abbiamo amici, non nemici. Abbiamo fatto una conferenza stampa, per presentare questa serata dedicata a Bob Lienhard, rievocativa delle sfide tra Cantù e Milano”.

A dicembre?

“Il 3 Dicembre di sera. Ci sarà Valerio (Bianchini, n.d.r.), ci sarà Peterson, verranno Meneghin, Recalcati, Coach Gamba”.

Ci sarà una larga parte della storia della pallacanestro italiana degli ultimi 50 anni. Anche europea e mondiale, visto che Meneghin è l’unico atleta premiato nell’NBA come ex cestista.

“Ci sarà anche al 99% ma io dico 100%, Galliani, tifoso storico di Milano e mio amico. L’ho precettato ieri mattina, per dimostrare quante persone sono vicine a questo momento delicato di Cantù. Però non possiamo dare la responsabilità agli altri, dobbiamo essere noi, con umiltà, a rimboccarci le maniche. Trovare idee, alternative, per riprendere il cammino e su questo state tranquilli, che i 200 e passa ex giocatori che contatteremo, non per soldi, che non sono il problema, faranno vedere alla gente che noi ci siamo”.

Beh, pure i soldi hanno la loro importanza…

“Certo che ci vogliono i danari, ma se uno ha tanti soldi e non sa come usarli, come la storia che ci è capitata recentemente, è molto grave. Senza soldi non si fa niente, ma con pochi soldi e tante idee, secondo me possiamo veramente fare tante belle cose”.

Ci sono problemi logistici. Lei è riuscito a mettere su un fronte di persone, con responsabilità, al netto dei dissidi, delle polemiche?

“Iin 10 giorni ho portato in Piazza delle Stelle, al caldo e con più di 300 persone al coperto. Metteremo schermi fuori, per coinvolgere più tifosi, che saranno più di 500. Ho coinvolto 25 aziende locali e nazionali, intendendo internazionali. Ferrari spumanti, Paluani e gli amici della Pallacanestro Cantù, che non sono venuti li’ per darsi il panettone e basta. Dobbiamo esser noi a programmare, con la birra Frost ad esempio”.

Che rappresenta uno degli abbinamenti più vincenti, lei ci insegna!

“Dirò di più: non è escluso che possa essere interessata, anzi ve lo do’ per certo, è interessata. Dobbiamo trovare prima il programma, dei soldi”.

Se ci mette la faccia, però, Marzorati, con la passione, l’amore, per la piazza e tutto quello che rappresenta, anche come atleta, i tifosi la mano in saccoccia possano trovarla, anche come strada. Poi ovvio le aziende possono fare la parte più rilevante.

“Non sono solo. Bianchini mi ha dato la disponibilità a sederci attorno ad un tavolo, assieme, ad un piano triennale, per tornare in una posizione importante, al posto che Cantù merita. Questa di Valerio è stata una spinta motivazionale per coinvolgere altri giocatori, per me. Prima facciamo il piano triennale e poi non dimentichiamo che alcuni ex giocatori di Cantù sono imprenditori. Antonio Munafò è titolare di una bella azienda di mobili a Cantù e da 10 anni sta investendo parecchi soldi, 400/500 mila euro mi risulta, sul settore giovanile”.

Antonio Munafò è titolare di una bella zienda di mobili a Cantù e da 10 anni sta investendo parecchi soldi, 400/500 mila euro, mi risulta. Dobbiamo sollecitare anche altri giocatori, Munafò è un caso speciale ma non mi interessano i 400 o 500, ci saranno ex giocatori di Cantù che trovano amici imprenditori, che tirano fuori una decina di migliaia di euro. Siamo molto ottimisti, però realisticamente, tutti quelli che vogliono entrare, devono avere le cose pulite. Non si possono accollare dei debiti, questa è la verità, ci sono dei debiti. Uno parla di 250.000, altri di 500.000″.
Chi cede deve essere chiaro, è evidente.
Marzorati è diretto e dice: “Qualsiasi imprenditore non mette i soldi al buio, non vuole coprire debiti che hanno fatto altri. Quelli che li han fatti devono intervenire”.
“Sport agli sportivi” e siamo d’accordo, chi meglio di voi, però servono figure manageriali, di chi si siede dietro la scrivania. Le sole competenze sportive magari non bastano. State ragionando in tal senso?
“Assolutamente sì. Non vale l’equazione ex giocatore uguale bravo allenatore o massaggiatore o manager. E’ anche vero che siamo in 200 ed è un bell’esercito. Abbiamo già individuato qualche figura che potrebbe ricoprire un ruolo del genere. Non sono solo ex giocatori poi, ma loro tracciano il solco e l’importante è la professionalità. In Brianza dicono “ognuno deve fare il mestiere che è capace di fare”. In inglese si chiama “know how” e ognuno deve ottimizzare questo, per il quale è anche pagato”.
Molta solidarietà, è vero, sia arrivata anche dall’acerrima rivale, Varese?
“Finanziaramente no. Però quando Paolo Polzot, che ha vinto la Coppa Campioni con Varese, mi manda a mezzanotte un messaggio in cui dice: “Ci sono il 3 (per l’evento descritto sopra), ma soprattutto Cantu’ non deve sparire. Forza Cantù”. Questo mi fa capire che io non ho nemici a Varese, ma grandi amici, che stanno correndo a dirci di non mollare. I soldi dobbiamo trovarli noi, ma questa vicinanza mi fa capire che siamo davvero un esercito, per il basket italiano. L’unica cosa che mi dispiace, senza fare politica, che il presidente della Federazione Italiana Pallacanestro, Petrucci abbia detto: “Tutto regolare. Cantù ha pagato 74000 euro”. Invece di preoccuparsi ha detto che possiamo andare avanti perché abbiamo pagato i 74000. Contano solo le tasse gara? Mi dispiace. Non abbiamo bisogno di chi faccia finta di capire la nostra situazione, ma di chi la capisce davvero”.
Intanto tutto il Basket che conta si è mobilitato, anche Bianchini, primo a vincere uno scudetto a Sud di Bologna. Parliamo di gente che ha tracciato un solco, che non si può mai cancellare.
“Non posso pensare di disperdere un patrimonio del basket italiano e di Cantù, come Valerio Bianchini! Non mi ha insegnato solo a vincere, campionati e Coppe dei Campioni. Mi ha insegnato che è importante far ragionare il cervello, anche dopo l’attività di atleta. Molta farina è del suo sacco, oltre al mio”.
Sono sorpreso che una persona come Bianchini, in sede nazionale o federale, o uno come Meneghin, siano state sottovalutate e non impiegate nella loro cultura e lungimiranza sui rapporti umani, ad esempio. Io gli affiderei anche una lazione universitaria.
“Inutile che mi parli di Bianchini, che è stata mia ispirazione sportiva e non solo. Vorrei sottolineare che il presidente Malagò al Foro Italico ha fatto una piccola strada in cui ha messo 100 stelle e Menghin non se lo è dimenticato. Precedentemente qualcuno lo ha dimenticato, anche se l’equazione, ripeto, non è automatica: bravissimo giocatore uguale bravissimo dirigente. Probabilmente, però, basta dargli la strada giusta, nessuno nasce imparato. Dino non è solo un ruolo di rappresentante, è molto di più. Lui poteva diventare davvero una superstar NBA, purtroppo si è trovato in squadra Raga, Morse, Yelverton e ovviamente hanno costretto il Professor Nikolic a far fare i soli blocchi a Dino. Litigava con tutti gli americani per questo: si mettevano d’accordo e dicevano “Dobbiamo demolire Meneghin, il totem della pallacanestro italiana! Aveva una forza, che poi è ancora aumentata. Può dare da dirigente, molto ma molto di più, che essere un rappresentante italiano in FIBA. Basta trovargli un ruolo, dargli una giusta motivazione e qui Valerio è un fenomeno”.
Beh, Dino negli anni ’80, dopo 21 anni, ha riportato la Coppa campioni nella città ambrosiana, quando tutti lo davano per vecchio, dopo il passaggio da Varese a Milano, mostrando il suo enorme spessore. Con gli adduttori completamente saltati, ha portato a termine la Coppa Campioni contro il Maccabi. C’è tutto Dino, in quell’immagine di sofferenza e di coraggio inarrivabile.
Marzorati, grazie, di cuore: qué viva e sopravviva Cantù e la sua storia e isuoi personaggi. Ci guidi ancora una volta lei, che è l’unico uomo al mondo che nel Basket ha giocato in Serie A per cinque decenni! Neanche Jordan o qualcun altro famoso della NBA, ha saputo fare altrettanto.
“Senza esagerare: e comunque state tranquilli, io sono tranquillo e sereno perché sono in mezzo ad una squadra, non sono solo, a cercare di trovare una strada, per il futuro di Cantù”.

Intanto Marzorati lei guida 200 persone che vogliono far sopravvivere la STORIA. E da questa sera siamo 201: c’è anche Radio Cusano Campus.

“Grazie, molto gentili”, chiosa sorridendo il simbolo di tante partite, della Pallacanestro Cantù: “è apprezzatissima, questa dichiarazione”.

La partita è appena iniziata.

Testo raccolto da Giulio Dionisi

(“Sport Academy del 27 novembre 2018”)