Valerio Bernardi para un Calcio a Cinque destinato a finire fuori strada (campo)

Portiere in Serie A e della Nazionale, il professionista romano dice la sua su cosa va fatto, e sul tanto, che c’è ancora da fare. A cominciare dalla “sua” AssoCalciatori

 

Valerio Bernardi, valido portiere di Calcio a 5 in Serie A, è oggi il rappresentante della sua disciplina preferita, per conto dell’AssoCalciatori. E’ intervenuto sulla situazione attuale dello sport praticato per anni su Radio Cusano Campus, nella trasmissione di mercoledì nel secondo pomeriggio.

Ricordiamo il percorso, che tu hai fatto da atleta. Facendo come se non ti conoscessimo, da normali ascoltatori.

“Vi ringrazio per lo spazio, che state dando a questo sport. Mi metti un po’ in difficoltà, dandomi spazio dopo Rinaldi e Zaffiro, che sono vere e proprie leggende, di questa disciplina. Rispetto a loro, io ho iniziato nel campo piccolo, non quello ad 11. Ho giocato 12 stagioni in Serie A, in Europa ed in Nazionale, non abbandonando mai, nemmeno ora, il campo da gioco. Ho giocato a Pomezia, con Trombetta, che ricorderò sempre con affetto. Il Greenhouse, poi Lazio, Genzano, e con Rinaldi lo scudetto vinto insieme. Periodo bello, in cui ho girato molti campi, ed ho trascorso buona parte della vita, nel Calcio a 5”.
Anche in Nazionale ti sei tolto delle soddisfazioni.

“Sì, anche se non ci ho giocato molto, in realtà, data la grande concorrenza. Nel 2005 ho fatto un Campionato Europeo, nel 2001 il campionato del mondo universitario, in Brasile, in un grande scenario. La finale, tra l’altro, contro la nazionale brasiliana”.

In Brasile esiste una grande cultura, dal Beach Soccer in poi…

“Sì, se intervisterai Ivano Roma, chiedigli aneddoti, sul Brasile, ne ha molti. Dovremmo fare un almanacco, come una volta. Diffondiamo la cultura sportiva e si parte da lì, prima dello sport giocato”.

Ivano Roma, altro desaparecido, per la Divisione…

“Sì, ma non per me. Vado indietro nel tempo, a quando ero piccolo, e ti cito la BNL meravigliosa. Andrea Famà, Mario Caneschi, che oggi non in tanti, rammentano. Me li ricordo da fuori, perché ancora non giocavo. E se tra una settimana Caneschi venisse invitato a Coverciano?”.

Se ci ascoltassero…

“Luca Bergamini, il primo portiere importante italiano di questo gioco, è stato premiato solo da poco. Zaffiro dice che sono 50 i calciatori che meritavano menzione…
“Ci credo”.

Come vedi, ora, il Calcio a 5?

“Domanda non facile. Come sviluppo, in 20 anni, sono stati fatti passi in avanti, in termini di visibilità. D’altra parte, invece, alcune cose sono state perse e andrebbero recuperate. Io vedo sempre il bicchiere mezzo vuoto e c’è tanto, da fare ancora. Il Futsal non è così radicato, come altri sport, in Italia. La scelta di non portare questo sport alle Olimpiadi, è una forte diminutio, per noi. Anche la scarsa rappresentanza in federazione è grave. Rappresenterà una grave criticità, in futuro”.

Il Calcio a 5 produce tanto ma poi nella LND, non si reinveste spesso, a suo favore, come ricordava Zaffiro…

“Siamo sottorappresentati, è chiaro. Non è un problema di dove siamo collocati, ma del tipo di riconoscimento non dato. Siamo più di 2500 società, regionali e nazionali . In Calabria c’è un incredibile movimento di Calcio a 5 femminile, ad esempio. Sono tante, le questioni interessanti, dovremmo affrontarle quasi tutti i giorni. Sono fondamentali le relazioni istituzionali, con la sinergia adatta. La federazione è un universo complesso”.

La mentalità arcaica, in questo sport, ha creato un’aria di conflittualità, senza capire che sono scomparse società importanti. Come si fa, a dire che va tutto bene?
“Questo è sempre successo, ma adesso sono società importanti, che scompaiono. Luparense e Kaos, sono solo le ultime due. Nella squadra veneta, il presidente si è messo a fare Calcio; e nel secondo caso si è invece ripartiti, ma con un budget minore. Perdi società serie ed affidabili. Questo, è il problema principale. Per la questione scommesse emersa è veramente un problema serio”.
Spiegaci cosa stai facendo, con Damiano Tommasi, a proposito.

“Intanto lo ringrazio, Damiano: cerchiamo cautele e garanzie, per chi è professionista, di fatto, ma non è riconosciuto in questo modo. Nel basket, addirittura, solo la A1 è considerata professionistica, la A2 è già semiprofessionismo”.

Valerio Bernardi tornerà presto a parlare. Perché nello Sport e nel “suo”, sport, c’è bisogno di gente senza peli sulla lingua, e competente persino in più d’una materia. Non ci pare ce ne sia moltissima, in giro, rispetto a quando proteggeva e chiudeva la porta.

Testo raccolto da Giulio Dionisi