Un’inchiesta del TG3 Abruzzo sta portando alla luce dettagli inquietanti sulla vicenda dell’hotel Rigopiano, distrutto da una valanga il 18 gennaio 2017.

Secondo Giampaolo Matrone lo Stato non gli ha dato il sostegno adeguato

Dagli elicotteri che non sono stati fatti decollare alle riunioni che si sarebbero svolte dopo la tragedia per fare in modo di “aggiustare” i verbali riguardanti le operazioni di soccorso. “Quel giorno, dalle 9:30 di mattina, noi volevamo andare via – ha raccontato Giampaolo Matrone ai microfoni di Radio Cusano Campus all’interno del programma “L’Italia s’è desta” condotta da Gianluca Fabi e Matteo Torrioli – inizialmente si parlava della turbina che però ci avrebbe messo troppo per liberare la strada. Ad un certo punto ha cominciato a circolare la voce degli elicotteri”.

Sotto le macerie dell’hotel Matrone ha perso la moglie Valentina: “Io ho parlato con l’allora ex Prefetto Francesco Provolo che,  per me, è l’artefice di questa tragedia, e mi disse che gli elicotteri non potevano volare. Mi nominò addirittura Bush. Invece siamo venuti a sapere che questi mezzi potevano volare. Abbiamo dei mezzi incredibili, pagati da noi italiani, che non sono stati utilizzati. Ora esce fuori questa riunione segreta dentro un magazzino di acque minerali. La valanga è avvenuta il 18 gennaio, questa riunione il 24. Il prefetto Provolo riunì in un deposito per l’acqua minerale i vertici di carabinieri, Gdf e vigili del fuoco per un “coordinamento”, ma nelle 4 pagine di verbale c’è solo la ricostruzione di quanto fatto nelle ore precedenti alla tragedia. Il loro obiettivo non era aiutare le famiglie. Si stava ancora scavando, io avevo già subito tre interventi. Volevano semplicemente proteggersi il loro sedere.

 Matrone ha dichiarato che fin da subito i responsabili erano preoccupati dai risvolti giudiziari

Mettevano nero su bianco quello che avrebbero dovuto fare e che invece non hanno fatto. Uomini dello Stato, pagati da noi, hanno avuto come prima preoccupazione il loro futuro giudiziario”. Matrone sta cercando, per quanto possibile, di tornare alla normalità: “Sto ancora affrontando la fisioterapia per cercare di stare il meglio possibile. Non posso lavorare, non è possibile per me. Non mi sono arreso sotto le macerie, non mi arrenderò di certo adesso. Lo Stato non si è mai fatto vivo con me se non per una pensione di invalidità di 270 euro al mese che scade a fine dicembre. Lo psicologo me lo pago da solo. Il futuro processo? Mi posso aspettare di tutto. Io però non mollo, l’ho giurato sulla tomba di mia moglie Valentina. Ad esempio, il signor Di Marco, presidente della Provincia ed indagato, si è dimesso per candidarsi alla presidenza della Regione. Io certe cose non le posso sentire”.