I dati riguardanti le vittime della caccia crescono sempre di più. A parlarne è Maurizio Giannelli, vice presidente AVC (Associazione Vittime della Caccia), che stila numeri impressionanti, non condivisi dalla controparte venatoria. Sono dati che hanno un valore importante e sono riportati da molti mass media: con l’apertura della caccia si sono verificati, dal 1 al 30 settembre 2018, 17 incidenti con persone colpite da armi coinvolte, 4 morti e 13 feriti. Tutti escursionisti, tutte persone che volevano solo beneficiare del bosco con una passeggiata tranquilla la domenica.

“Non c’è possibilità di sapere se in quella parte di territorio c’è una battuta di caccia in corso. La situazione è una riduzione drastica della fruizione del territorio, siamo tutti a libertà vigilata e non possiamo usufruire della nostra sacrosanta libertà di fare passeggiata perché rischiamo di finire feriti dalle pallottole, il rischio è reale. L’Associazione è nata da quando, con la mia compagna Daniela Castrini, Presidente AVC,  abbiamo deciso di vivere in campagna rendendoci conto di quanto siano vicini i cacciatori dalla nostra casa e del reale rischio che corriamo ogni giorno. Per fortuna siamo riusciti ad ottenere un’ordinanza di divieto di caccia per ragioni di pubblica sicurezza e incolumità pubblica nel 2004. La Regione poi ha aperto un SOS per tutta la zona, perché i cacciatori non rispettano la distanza di sicurezza. I cacciatori hanno un’assicurazione che risarcisce i feriti da caccia ma può anche succedere che venga data la colpa alla vittima che si è avvicinata troppo alla zona di battuta. La caccia è un esercizio di mera rapina ormai, oltre a mietere vittime umane, continua a sterminare animali, è un’insana passione con un giro di soldi impressionante, oltre che creare un notevole inquinamento con la ricaduta del piombo in terra. Ha la compiacenza anche di una lobby trasversale politica che appoggia tutto questo giro che spero venga presto abolito totalmente.”