MENEGHIN, la STORIA, della PALLACANESTRO!

E’ intervenuto il Totem del Basket d’Italia a Radio Cusano Campus, per il compleanno di BOB MC ADOO. Si ritroveranno il 14 dicembre, a Trento, con DAN PETERSON, alla Festa della Gazzetta dello Sport

 

Dopo Gianni Corsolini, grande apripista della Pallacanestro Cantù, è intervenuto nella trasmissione “Sport Academy” di Radio Cusano Campus, il più grande giocatore di Pallacanestro d’Italia e d’Europa d’ogni tempo, Dino Meneghin da Alano di Piave (Belluno). L’occasione è stata quella del compleanno del più bravo americano mai venuto in Italia dal basket professionistico, Bob Mc Adoo.

Un episodio curioso avvenne quando la persona che sta per entrare in diretta, andò ospite in televisione con Oscar Schmidt, a cui tributarono le ballerine Oba-Oba, brasiliane famose in tutte il mondo. Lui, col sorriso, disse: “Nemmeno il coro degli alpini del Piave, per me”.

Buonasera Dino Meneghin. Stavolta non abbiamo scomodato il coro degli alpini del Piave, splendida zona da dove viene lei, ma abbiamo tirato in causa Aldo Giordani e Gianni Decleva, nella famosa telecronaca della finale vinta da Milano contro Tel Aviv il 2 aprile 1987 a Losanna. Con le parole della migliore coppia della RAI, come abbinamento di telecronisti. Lo stesso Corsolini (Senior) ha speso parole fantastiche, su di lei.
“Gianni è un amico. Devo pagargli da bere ogni volta che parla bene di me”, esordisce, sorridendo, il mito della Pallacanestro d’Italia nel Mondo.
Oggi è il compleanno di Robert Allen “Bob” McAdoo. Cosa rappresentava per lei, il suo compagno di squadra, in quella che nel 1986/87 era definita la 23esima squadra della NBA?
“Uno dei tanti nomi eccelsi, che all’epoca, venivano in Italia, dall’NBA. Qualcuno pensava fosse vecchio e che fosse venuto per svernare ma Bob era un professionista esemplare: ha alzato il livello degli allenamenti e quindi anche il nostro. E’ stato apprezzato dalla squadra di Milano ma non solo. Quando andavamo in trasferta si vedevano, negli occhi degli avversari, di rispetto e timore, visto che non si parlava, con tutto il riguardo, di John Smith, ma di Mc Adoo”.

Credo valesse la stessa cosa se pensiamo che, non a caso, nella stessa squadra, ci stavano i Meneghin, i D’Antoni, i Premier, i Boselli…
“Beh quella è stata una squadra eccezionale, con Peterson in panchina, Capellari general manager e il Dottor Gabetti presidente: gente appassionata e competente. Così è facile costruire qualcosa che duri più stagioni. Facile vincere un campionato o una coppa ma quella squadra rimase nel vertice invece per un po’”.

Nell’estate del 1981 eri partito da Varese con 5 Coppe Campioni vinte, in 10 finali consecutive disputate, dal 1970 al ’79: quella Milano ha dominato il successivo decennio e anche qualcosina in più”.
“Sì, ma a Milano eravamo anche amici fuori dal campo, oltre al livello che mostravamo dentro. Ci vedevamo dopo gli allenamenti”.

Quando va nel dettaglio Dino Meneghin, come quando ha chiamato il Presidente Gabetti Dottor, si sente, nel tono della voce, nella descrizione, la ampia e spessa considerazione del grande condottiero tattico, di quella strepitosa, intensa, inarrivabile compagine! E dice: “Con Peterson non si scherzava, e allenarsi duramente porta a risultati. Quello che si può definire il segreto”.

L’immagine, sia come fotografia che come telecronaca, è rimasta indelebile riguarda una finale scudetto ancora oggi molto discussa: quella in cui è McAdoo, sul parquet di Livorno, a tuffarsi per salvare un pallone!”.
“Quella fu la classica dimostrazione della grinta e dell’impegno di Bob. Come fu anche, nel 1987, Il doppio confronto col Salonicco: perdemmo di 31 punti in Grecia, vincemmo di 34, a Milano. Bob disse, al termine, che fu la partita più dura della sua carriera. Il livello del basket europeo era altissimo e anche se avevano considerato il nostro di terzo piano, se ne accorgevano anche gli americani, che in realtà non fosse così”.

Se non mi ricordo male, la partita contro il Salonicco (il ritorno) l’avete giocata in difesa tutta con la Zona 1-3-1.

“Onestamente non mi ricordo, anche se sicuramente l’abbiamo usata con frequenza. Quella partita (era un quarto di finale di Coppa dei Campioni, n.d.r.) l’avevano anche persa loro, perché l’Aris Salonicco, venendo da un vantaggio così importante, la gestirono un po’ troppo pensando al grande vantaggio dell’andata”.
Come si è adattato Bob alla difesa a zona, lui che veniva dal mondo “a uomo” della NBA?

“Di regola anche noi usavamo la difesa a uomo. Poi all’improvviso cambiavamo a zona e gli avversari balbettavano letteralmente. Strano, perché in allenamento la seconda squadra ci batteva regolarmente, quando la usavamo. Ma perché sapevano come attaccarla. Non si usava sempre ma la applicavamo per rompere il ritmo degli avversari, anche perché la eseguivamo bene”.
Fuori dal campo che persona è, il festeggiato?

“Gentile, affabile, cordiale. Venuto con la famiglia dall’America, Bob si è divertito molto e io gli ho insegnato a mangiare. Prendevo per lui delle ottime tagliatelle al ragù comprate in un negozio vicino Piazza Castello in cui si mangiava benissimo. Gliele portai nove volte: alla decima – dice ridendo, il grande Dino – gli diedi l’indirizzo. Mica potevo portargli sempre io da mangiare e fare il cameriere!”.

Nel 2011, alla tua introduzione nella Hall of Fame della NBA, parlò benissimo, Mc Adoo, di Meneghin.

“Sì, ha detto cose stupende e tutte vere”, sorride, dando una notizia straordinaria, per gli appassionati di Pallacanestro e di storia della palla a spicchi.

“Il 14 Ottobre, a Trento, ci sarà Bob, Dan Peterson e ci sarò anche io, oltre ad altri. Ripercorriamo quel periodo della Pallacanestro. Anche perché lui ha sposato un’italiana ed hanno 3 figli. Ormai è un italo-americano più che un americo-italiano”. Con Dino qualche risata e sorriso sono garantiti, visto il sense of humour di cui è dotato il più rappresentativo cestista italiano nel mondo.
Perché proprio Trento anche se dalla tua zona, Alano di Piave (Belluno) è una delle più belle d’Italia?

“Si tratta di una iniziativa della Gazzetta dello Sport. Non solo basket, anche tennis, pallavolo e altro, con la presenza di diversi campioni delle varie discipline”.

Una terra, il Trentino, molto bella e piena di talenti, a parte le bellezze paesaggistiche.

“Il Nord-Est in generale ha regalato molti campioni. In Veneto un po’ in tutte le discipline, il Trentino nel Ciclismo e lo stesso Friuli Venezia Giulia. Il Veneto, dal mare alle montagne, è da visitare. Si mangia bene e si beve bene, con un prosecco di una certa qualità”.

L’augurio più forte a Bob che puoi fare?

“Beh, intanto è stato uno dei più grandi campioni venuti in Europa. Ci ha insegnato la dedizione ed ha alzato il ritmo degli allenamenti. Ci giocavamo 5.000 Lire, con Peterson, agli allenamenti. Sembrava la finale di Coppa Campioni! Anche perché Dan era abbastanza attento alle spese”, dice il grande Campione, con una punta di celata ironia – e quando perdevamo a quintetti misti, Bob tornava a sorridere solo dopo la doccia, per dire della sua mentalità”.
Anche tu però avevi questa caratteristica, quella di non voler perdere nemmeno alle partite giocate in parrocchia.

“Questo perché sono stati i risultati degli allenamenti duri che mi hanno fatto fare a 16 anni, quando il più giovane doveva correre più di tutti, anche a calci nel sedere”.

Tra l’altro, Dino hai esordito a 16 anni in Serie A, come è capitato nel Milan a Gianni Rivera. Una chiacchierata tra antichi amici e innamorati della Pallacanestro, con uno del livello, umano, agonistico, culturale, di conoscenza di diverse materie, qual è di certo il Grande Capo DINO, non è mai, un’intervista qualsiasi. E risentire in sottofondo quella finale di Coppa dei Campioni, raccontata da Aldo Giordani e in cui Gianni Decleva lo definisce “EROE” per la capacità di soffrire mostrata in campo, anche in difficili condizioni muscolari, con quello specifico coro: “DINO-DINO”, è sempre, una immensa emozione. Come la fraterna amicizia che lega i Fieri Guerrieri dell’Epopea del Basket d’Italia, capace di superare il tempo e il mare che c’è, tra loro e BOB.

L’intervista, andata in onda nella puntata di “Sport Academy” del

26 settembre, è stata dattiloscritta da Giulio Dionisi.