Allan Wells chi ricorda, questo potente sprinter di Scozia?
Chi ricorda Allan Wells, lo sprinter di Edinburgo battuto da Mennea per pochissimi centesimi. In quanti, tra gli appassionati, lo ricordano?
Tanti ricordano Pietro Paolo Mennea, nel mondo della velocità dell’Atletica, e in particolare nei 200 metri piani e nei 100. In pochi, forse, rammentano Alan anzi Allan Wipper Wells, scozzese di Edinburgo nato il 3 maggio del 1952. Eppure c’era pure lui, spesso, in pista, a giocarsi il primo il secondo posto e qualche volta il terzo, con il nostro Pietro freccia del Sud. Già, perché Wells aveva vinto i 100 metri, nell’olimpiade moscovita, e nei 200 fino a pochi passi dalla fine era davanti all’atleta barlettano.
Non vi ho convinto?Allora cercate su YouTube le immagini di quella stupenda finale dei 200 metri delle Olimpiadi di Mosca (1980), con la meravigliosa voce di Paolo Rosi, indimenticabile telecronista dell’anello di gara per conto della RAI.
Ora che abbiamo rinfrescato la memoria, valorizzato il più pericoloso, tra gli avversari del nostro Mennea, partiamo dalle prime pagine del velocista britannico. Inizia nel salto triplo, a 19 anni, arrivando a 13 metri e 27 centimetri. E si cimenta anche con il Salto in Lungo, dove arriva, l’anno dopo, a 20 primavere, alla rispettabile misura di 7 metri e 32, ossia quanto è lunga una porta di un campo di calcio.
E’ a 24 anni, che Wells sfida sé stesso, nella velocità. Da buono scozzese non è che godesse della Primavera, per andarsi ad allenare nel vicino stadio di Meadow-bank. Laureato in Ingegneria, Allan Wells lavorava molto sulla potenza muscolare, meno sulla tecnica, su come si entrasse dalla curva dei 100 metri sul rettilineo finale, cosa nella quale Mennea ha raccolto cose grandiose.
Nel 1978 lo scozzese vince due metalli pregiati ai Giochi del Commonwealth: lui e la 4×100 nazionale arrivano primi e individualmente giunse secondo nei 100 metri. Fece molta sorpresa, tra gli addetti ai lavori, e anche i tecnici, vedere il suo non stile alla partenza. Senza blocchi e in piedi. Una cosa che negli anni sarebbe stata resa impossibile dal nuovo regolamento, che prevede come siano appoggiate al suolo sia le mani che le ginocchia.
Siamo a Mosca, 1980: Pietro Mennea lo batte per due soli centesimi: l’italiano è d’oro, in una delle più belle sfide sui 200 metri.
Nel 1982 Wells si rifà ai Giochi del Commonwealth, dove è oro sia nei 100 che nei 200 metri piani. Sul suo valore, sulla sua tenacia, sulla sua acclarata potenza l’Europa e il Mondo non hanno tanti dubbi. E’ un avversario più che credibile.
In occasione dei primi campionati mondiali di Atletica Leggera, disputati a Helsinki, Finlandia, la sfida con l’italiano di Barletta si ripete: Mennea è bronzo per un solo centesimo, e Wells, orgoglioso scozzese di Edinburgo, è quarto, giù dal podio.
A Los Angeles il nostro rappresentante arriva in finale infortunato e corre solo per la presenza, per gli annali dello Sport. Wells era stato eliminato nella semifinale dei 100 metri. Era iniziata l’era moderna dei velocisti statunitensi, con il mondo dello sport annacquato da qualche zozzone dopato provenienza Canada, che sarebbe stato pizzicato di lì a pochi anni… Su questo aveva ragione Stefano Tilli, una sera in occasione della festa fatta per Mennea. Perché il CONI non ha reclamato la medaglia di bronzo dell’Italia nella 4×100, una volta pizzicati, Ben Johnson e i suoi? Ascolteremmo volentieri la risposta da Giovanni Malagò…