Alla 71ma edizione del Festival di Cannes è arrivato il giorno di Spike Lee.
Il regista afroamericano, autore di pellicole di culto come “Fa’ la cosa giusta” (), “Jungle fever” (), “La 25ma ora” (2005) e “Inside Man” (2006), presenta sulla Croisette la sua ultima opera, “BlacKkKlansman”.
Il film è ispirato dal libro e alla storia vera di Ron Stallworth, poliziotto afroamericano che negli anni ’70 s’infiltrò nel Ku Klux Klan di Colorado Springs per combatterlo dall’interno grazie alla collaborazione di un suo collega bianco.

A metà strada tra la ‘action-comedy’ e il ‘cop-movie’, “BlacKkKlansman” (standing ovation di 10 minuti in sala) rappresenta l’ennesimo tassello nella lotta al razzismo che caratterizza da sempre la carriera di Lee, come lui precisa in un’esplosiva conferenza stampa alla kermesse francese.
“Il razzismo – ribadisce più volte il regista di Atlanta – è un fenomeno mondiale. E questo film ha l’unico obiettivo di far aprire gli occhi alla gente, come ha sempre fatto il mio cinema”.
“Io credo nella speranza – continua Spike Lee – e questo film parla anche di speranza. Ma nessuno è sordo o cieco, siamo tutti consapevoli di cosa sta accadendo nel mondo. Bisogna smuovere le persone dalle loro certezze. Come sempre non offrirò soluzioni ma solo domande, provocazioni e discussioni. Non possiamo farcele scivolare addosso, tutti conosciamo intimamente la differenza fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato”.

Infine, a conclusione dell’incontro con la stampa, arriva l’affondo, pacato ma deciso, all’Europa: “Fatemi un favore: non pensate che quanto avete visto nel film sia una faccenda esclusiva di noi americani, voi europei non siete messi meglio. Pensate a come alcuni dei vostri leader trattano i migranti. Pensateci e agite di conseguenza”.