Sei anni in carcere, da innocente. Ha dell’incredibile la storia di Pasquale, che finalmente ha avuto giustizia. Era stato accusato di omicidio. La sua unica colpa? Aver prestato il telefono al fratello.
SEI ANNI DI CARCERE
In carcere per sei anni. Con l’unica colpa di aver prestato il telefono al fratello. Adesso Pasquale Palumbo è libero e dice che “è finito un incubo”. Era stato considerato responsabile di un omicidio, perché il suo telefonino agganciava una cella nella zona dove la vittima era stata assassinata, a Bereguardo, provincia di Pavia. Ora la Cassazione ha cancellato la condanna a 24 anni e il 55enne è tornato a casa.
I FATTI
La vicenda risale al 2003, anno in cui in un’auto nei pressi del comune di Bereguardo, in provincia di Pavia, fu ritrovato il cadavere carbonizzato di un uomo di 51 anni. Si stabilì che l’omicidio era scaturito da un movente passionale e furono incriminati, assieme a Pasquale Palumbo, anche i suoi due fratelli e il figlio della vittima, che era un loro amico e che aveva deciso di confessare. L’ultimo fu condannato a 16 anni con rito abbreviato, mentre i fratelli di Palumbo a 30. Il 55enne, nato a Roma e titolare di un bar a Savona assieme a moglie e figli, aveva dichiarato di conoscere l’omicida, ma in entrambi i processi non era riuscito a convincere la giuria.
L’INGIUSTIZIA RESTA
L’avvocato del signor Pasquale tira adesso un sospiro di sollievo: “Da un lato c’è l’ingiustizia, dall’altro la voglia di mettersi definitivamente alle spalle un incubo durato 15 anni”. Dal canto suo, l’uomo si è sempre dichiarato innocente e, in effetti, non c’erano né il movente, né tracce biologiche sul luogo dell’omicidio per incriminarlo. Era stato sufficiente il telefonino, che in realtà aveva prestato al fratello.