Ermenegildo Arena uno dei magnifici ragazzi d’oro

del 1948: Campione Olimpico nella pallanuoto e pluridecorato Campione d’Italia nel Nuoto

 

Oggi parliamo di uno degli eroi sportivi di quella stupenda medaglia d’oro che l’Italia vinse con la Pallanuoto alle Olimpiadi del 1948.

Ermegildo Arena, nato a Napoli il 25 febbraio 1921, fu un grande nuotatore e pallanuotista. Dal 1938 al 1952 fu più volte campione sia per la potenza espressa singolarmente in piscina, sia come componente della squadra azzurra di Pallanuoto. Il che già lo consegna alla storia di entrambe le discipline, essendo un esempio raro di rendimento, impegno, tenacia.

Come nuotatore vinse i 200 metri stile libero in Italia nel 1941 e nel 1946, e i 100 metri, sempre Stile Libero, nel 1945 e 1948. Nella specialità della staffetta invece vinse nel 1951 e 1952 la 4×200 metri.

La sua carriera sarà ancora più ricordata per il suo ruolo di attaccante nella Pallanuoto. Disciplina impegnatissima nella quale vinse 5 scudetti con la Rari Nantes Napoli (1939, 1941, 1942, 1949 e 1950), e nel 1951 cambiò squadra, restando nella stessa città, ma con la Canottieri Napoli. Il suo trasferimento costò 500.000 lire e una Fiat 500 “Topolino”. Proprio con questo trasferimento divenne il primo giocatore professionista di pallanuoto di sempre.

Parliamo della sua stupenda storia d’amore con l’Azzurro. Perché le ghiotte curiosità non mancano davvero.

Il celebre nome Settebello con il quale si chiama ancora oggi la Nazionale, lo diede lui. Tornando in treno da una trasferta, gli italiani incontrarono 4 turiste tedesche, con le quali giocarono a carte. Cadde il sette di denari e allora venne scontato commentare in tedesco “siamo sette e belli, siamo il settebello”. Prima della finale del ‘48 Arena chiese al celebre radiocronista Nicolò Carosio di chiamare così, la squadra italiana. Che vinse il torneo olimpico con Gildo che fece 11 gol e che prese il premio quale migliore atleta della manifestazione.

Ermenegildo Arena in piscina fu autore di rapidissimi controvasca ovvero i contropiede in acqua. E lui diventa famoso per un tiro chiamato “La Beduina”, che era un tiro fatto spalle alla porta, con una traiettoria improvvisa, dal basso verso l’alto, complicata, per difensori e portieri, da neutralizzare. A questo tipo di rovesciata Arena ha aggiunto anche un dribbling secco e imprendibile.

Cesare Rubini, che sarebbe diventato Il Principe della Pallacanestro italiana ed Europea, da allenatore delle Scarpette Rosse del Simmenthal Milano, giocò con lui a Napoli e in Nazionale, sottolineava le qualità caratteriali e di personalità di Arena, un vero capitano. La vittoria contro la Jugoslavia fu trascinata da Gildo. Che, tecnicamente, poteva tirare da ogni posizione, e aveva un forte senso del gruppo, del collettivo.

Anche i primi titoli italiani in azzurro a livello internazionale lo videro protagonista: campione europeo a Montecarlo nel 1947 e campione olimpico a Londra nel 1948, dove venne eletto miglior giocatore del torneo.

Nel 1950 l’Italia e Arena ai campionati europei arrivarono al quarto posto ma presero il bronzo ad Helsinki nel 1952.

Tutti questi risultati andarono contro chi lo disegnava come un atleta poco incline al sacrificio. Vero che nella privata ha avuto qualche sussulto. Si separò dalla moglie, che alla fine si risposò con un americano.

Da allenatore del Napoli è stato fin troppo sbrigativo al punto che si diceva che preferì più il cinodromo, alla piscina. Per motivi come questi il vitalizio della Legge Onesti arrivò in ritardo. O forse semplicemente per la burocrazia. Fosse vera la prima scuola di pensiero potremmo dire che si sia trattato di genio e sregolatezza di un uomo comunque campione assoluto, nel Nuoto e nella Pallanuoto.

Beffarda fu la sua morte ad 84 anni, perché ottenne il vitalizio per meriti sportivi soltanto una settimana prima del decesso.