Marta Pagnini è pluricampionessa di ginnastica ritmica con la squadra nazionale italiana di cui è stata capitano dal 2012 al 2016. Medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Londra nel 2012, e finalista a Rio de Janeiro nel 2016. Una vita dedicata alla pedana. Una vita di successi ma anche di dolori e cadute, di sfide vinte. Marta Pagnini ha smesso i panni di atleta nel 2016 ma non ha abbandonato la ginnastica ritmica. La segue sotto altre vesti. Marta Pagnini ha voluto raccontare la sua storia nel libro “Fai tutto bene – Come la fatica mi ha insegnato a vincere”, edito da Baldini&Castloldi  e scritto a quattro mani con la giornalista Ilaria Brugnotti, giornalista ed esperta di ginnastica. Marta Pagnini ne ha parlato a Radio Cusano Campus, nella trasmissione “Sport Academy”.

Che fai ora? Di che cosa ti occupi?

Sono presa da mille attività. Sto concludendo i miei studi universitari e nel frattempo sono diventata giudice internazionale, quindi giro ancora il mondo guardando da un’altra prospettiva le pedane di ginnastica ritmica. Inoltre alleno. Ho una vita piena, cerco di togliermi le mie soddisfazioni.

Che cosa hai voluto raccontare di Marta Pagnini nel libro “Fai tutto bene”?

Ho cercato di raccontare la mia vita, il mio percorso. Filo conduttore della storia è mia nonna che è stata presente in ogni singolo istante della mia carriera da ginnasta, dagli esordi fino alle Olimpiadi. E’ stata tutto per me, la mia sostenitrice, la mia amica, la mia insegnate. E’ stata una figura molto importante per me. Spero che questo libro possa essere fonte d’ispirazione o di sostegno per coloro che si trovano in un momento di difficoltà oppure dia la carica per superare le sfide di tutti i giorni.

Qual è il riconoscimento sportivo che non dimenticherai mai?

Ricordo ogni medaglia, tutte hanno un significato importante. Forse la medaglia più bella è quella conquistata a Kiev nel 2013. Ci siamo laureate vice campionesse del mondo. La ricordo con gioia perché è stato il primo Mondiale che ho disputato con la nuova squadra della quale ero capitano. Dopo le Olimpiadi di Londra le veterane, considerate dei punti di riferimento. si sono ritirate e mi sono ritrovata con tutte ragazze nuove. Ragazze giovanissime che non avevano mai gareggiato in competizioni così importanti, che non avevano esperienza. Ritrovarsi con una squadra completamente nuova era una sfida per tutti. Alla fine abbiamo ottenuto un risultato pazzesco, è stata una grande emozione.

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