Il nudo femminile e l’arte come strumento per dispensare benessere sono alcuni temi della maratona storico – artistica che si svolgerà l’8 marzo, in occasione della giornata della donna, presso l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Roma, dalle 13.30 alle 21.00 e che coinvolgerà storiche e storici dell’arte delle università romane. Ogni storica e storico dell’arte si alternerà per dieci minuti, illustrando un’opera visiva in cui sia presente un richiamo al nudo femminile.

Il nudo femminile, cos’è?

“Il nudo femminile è il simbolo della bellezza, dell’armonia, della simmetria, ed è sempre stato rappresentato, nel mondo dell’arte, in tutti i secoli e in tutti i luoghi. Abbiamo scelto questo simbolo per richiamare l’attenzione sulla prevenzione: bisogna prendersi cura del corpo e preservarlo nella sua bellezza”, ha affermato la professoressa Rossana Buono, docente di Storia dell’Arte Contemporanea, dell’Università Tor Vergata.

Ana Mendieta, Rape scene (1973)

“Ho scelto, in controtendenza, un’opera di un’artista cubana, Ana Mendieta, morta suicida, che nella sua opera “Rape scene, del 1973, mostra un sedere di spalle, completamente nudo e ricoperto di un liquido rosso, che richiama il sangue e denuncia lo stupro avvenuto qualche giorno prima. Presento il corpo come preda delle voglie maschili, tratto un tema di attualità. Mi oppongo alla rappresentazione di quella che è stata la bellezza femminile in epoca rinascimentale o neoclassica.”

Com’è cambiata la rappresentazione della bellezza?

“Il concetto estetico della bellezza è cambiato nel tempo, basti pensare che nel ‘700 le donne venivano rappresentate adipose. Quella è stata un’opera in cui il cibo era scarso e destinato solo alle classi sociali più abbienti. La donna prosperosa e sovrabbondante è il simbolo della bellezza. Poi siamo passati a rappresentazioni contemporanee che rappresentano donne anoressiche, anemiche, bionde. Questo dimostra che il nudo non è mai rimasto uguale a se stesso”, ha sottolineato Rossana Buono, membro del comitato organizzatore dell’associazione Susan G. Komen Italia.

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