Questa la rivelazione dell’avvocato Daniele Bocciolini rilasciata ai microfoni di Legge o Giustizia trasmissione condotta da Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus emittente dell’ Università Niccolò Cusano. 

Era il  2013, quando il brigadiere della Compagnia di Casarano, a seguito di un ordinario controllo stradale, sequestrò la moto di un 33enne di Parabita, Marco Antonio Giannelli, figlio di un ergastolano, perché sprovvisto di assicurazione. Giannelli decise di pubblicare le foto del carabiniere su Facebook, accompagnata da gravi insulti e l’augurio di un’ atroce morte. Tutto ciò non piacque al brigadiere che citò in giudizio l’uomo, ma anche coloro che condivisero e misero “like” al post.

“Ho dovuto querelare delle persone comprese quelle che avevano diffamato la mia persona attraverso i like”

Intervenuto per commentare la notizia di 22 persone finite a processo per aver postato dei like diffamatori su facebook contro un brigadiere, ha spiegato che anche a lui è successa la stessa cosa: “Siccome la diffamazione è caratterizzata dal dolo, se uno vede su facebook girare un articolo diffamatorio contro qualcuno e mette like, amplificando ulteriormente la viralità, vuol dire che c’è la volontà di farlo. A maggior ragione quando ti accorgi che qualcuno mette mi piace a tutti gli articoli e post dello stesso tenore”.

Bocciolini ha spiegato che “premendo “like” si aderisce al contenuto, viene apprezzato.

C’è quindi un dolo e adesione al progetto diffamatorio. Mi auguro che la Cassazione faccia chiarezza su questo punto”. Il noto avvocato ha raccontato meglio la sua vicenda: “Ho parlato di un noto caso di cronaca in tv ed i fan di questo personaggio hanno cominciato ad insultarmi. In alcuni casi si è arrivati anche alle minacce di morte. Invito chi è vittima di certe cose di denunciare rivolgendosi alla Polizia Postale. La pena che rischiano? Dai 6 mesi fino ai 3 anni”.

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