Matematica tra uomo e donna. I risultati dei test di matematica delle studentesse di Oxford erano peggiori rispetto a quelli dei colleghi maschi. Il prestigioso Campus americano, che si distingue per aver inserito provvedimenti a favore di diversi gruppi di studenti ritenuti svantaggiati, ha deciso di concedere 15 minuti di più alle donne per cercare di colmare il gap di genere. La questione, che potrebbe sembrare di poco conto, negli Usa accende gli animi: quasi 10 anni fa, Lawrence Summers, presidente dell’altrettanto prestigiosa Harvard University, fu costretto a dimettersi dopo aver dichiarato in una conversazione privata che le donne erano più deboli in matematica a causa di differenze “innate”.

Radio Cusano Campus ha contattato la prof.ssa Graziella Bertocchi, ordinaria di Economia presso il dipartimento di Economia e Commercio dell’Università di Modena, per commentare la notizia. Prof.ssa Bertocchi, 15 minuti di tempo extra concessi alle donne per pareggiare un gap di genere che le vede meno performanti degli uomini, soprattutto in matematica. E’ un sostegno o una discriminazione?

“Innanzi tutto ci tengo a dire che ho avuto modo di approfondire e verificare la notizia anche sul portale dell’università di Harvard e sembra che il tempo extra si stato concesso a uomini e donne indistintamente. Poi è vero che in America in particolare vengono messi in atto provvedimenti a sostegno di gruppi di studenti che vengono ritenuti svantaggiati ma non è il caso delle donne. I numeri, in proposito, parlano chiaro e tratteggiano una situazione in cui è vero che gli studenti maschi ottengono risultati migliori nelle verifiche di matematica, rischiano maggiormente anche se non sono pienamente certi della correttezza della loro risposta, hanno più fiducia in loro stessi e questo li porta ad affrontare prove anche proibitive con la consapevolezza di poterle superare. Le donne non si buttano, ragionano finché non sono certe e di conseguenza perdono tempo. Non avere la stessa autostima degli uomini penalizza le loro prestazioni ma questo non significa che il gap sia genetico”.

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